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Onestamente, ci viene difficile perfino trovare una chiave di lettura interessante. Portogallo-Italia è l’ennesima partita in cui gli azzurri escono dallo stadio leccandosi le ferite. La Nations League non sorride per ora, Mancini deve lavorare tanto e capire come e cosa fare. L’analisi della sfida del Da Luz rischia di essere addirittura banale, scontata: l’Italia ancora non c’è, l’Italia è ancora lungi dall’essere una nazionale temibile.

“Troppi errori”, secondo Mancini. Un po’ ha scoperto l’acqua calda, il ct azzurro, ma diamogliele chance di rimediare, diamogli tempo, diamogli modo di riflettere. E poi ricordiamoci che la Nations League è fatta anche di retrocessioni, e un punto in due gare vorrebbe dire, continuando così, andare in Serie B.

Nove cambi rispetto all’1-1 con la Polonia, ma stessa musica. Poche idee, qualche guizzo qua e là, gioco dubbio. Neanche la trasformazione del modulo in 4-2-4 consente a Mancini di trovare quel gol che avrebbe voluto dire conquistare un punto ed evitare di tornare di nuovo a casa leccandosi le ferite. Positivo l’esordio di Lazzari, si vedeva che aveva voglia, bene Donnarumma, poi… solite cose. Dette e ridette in passato, e con tanta paura di doverle dire e ridire in futuro. Ma spes ultima dea, e allora chissà: apriamolo, il vaso di Pandora, e speriamo che prima o poi la speranza esca fuori.