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Il ritiro di Francesca Schiavone. La leonessa italiana nell’Olimpo del tennis

Il segno più bello l’ha lasciato sulla terra di Parigi otto anni fa, sulla superficie su cui si è sempre espressa meglio, dove ha vinto sette degli otto titoli totali. L’addio ha deciso, invece, di darlo a New York con una conferenza stampa carica di emozioni. In un contesto non propriamente suo, tra l’altro. Nello specifico uno scenario che piuttosto evoca i ricordi, neanche troppo remoti, di altre sue amiche e compagne di avventura. Perché non ci si può dimenticare che la Leonessa, Francesca Schiavone, ha trionfato tre volte in Fed Cup: e nell’album di memorie ci sono anche Flavia Pennetta e Roberta Vinci, le protagoniste della finale tutta azzurra dello Us Open 2015.

Francesca, almeno sul campo, non è mai stata una nostalgica. Nel senso che non perdeva tanto spesso la concentrazione su quello che dovesse fare, cercando sempre con insistenza la giusta strategia e soluzione tattica per vincere la partita. Un tennis di lotta e versatile il suo, ma anche di classe, grazie ad un rovescio elegante ed efficace. Poi il carattere di una lottatrice che non l’ha mai abbandonata, lei, senza fronzoli, senza peli sulla lingua, con tante armi segrete e diverse per ottenere traguardi straordinari.

Prima italiana a vincere uno slam dopo Pietrangeli e Panatta, due finali major a Parigi, una vinta ed una persa l’anno dopo, la quarta posizione del ranking, come riconoscimento di una carriera con pochi rimpianti. E nel calderone di storie tennistiche trova spazio anche il fermo immagine del suo ultimo titolo conquistato, alla fine del 2017 a Bogotà: non per il prestigio, ma per quella voglia che Francesca aveva ancora negli occhi a 37 anni.

La Leonessa d’altronde ha continuato a giocare pur essendosi allontanata da quei livelli che per tanti anni ha saputo raggiungere, per poi lottare con nessuna intenzione di allontanarsi da posizioni di prestigio assolutamente sudate, ma meritate. Nella bacheca un Roland Garros, ma potevano essere due: Stosur battuta in finale nel 2010, dodici mesi dopo fu invece lei a lasciare il Philippe Chatrier sconfitta da Li Na. Con l’onore delle armi e con la consapevolezza di aver dato tutto.

E ora che ha detto basta, proverà un qualcosa di analogo alle sensazioni di 7 anni fa, certo senza il fuoco che anima il combattente che ha perso una battaglia: sicuramente, guardandosi inevitabilmente indietro, ha pochi rimpianti. Lo si capisce dalle sue dichiarazioni: Francesca è soddisfatta del suo percorso, ha esaudito i suoi sogni, vincere il Roland Garros ed entrare nella top 10. E noi ci aggiungiamo il trionfo di squadra, lo scalpo di campionesse come Serena Williams e la bella immagine che l’azzurra ha dato a tutto il mondo dello sport: lei che non sarà stata da corte di Versailles, ma che la Francia (e non solo) l’ha conquistata comunque. Casualmente il suo ultimo capitolo tennistico si è chiuso proprio con la Stosur in un incrocio di racchette agrodolce per la memoria. O forse mi sbaglio, perché la 38enne milanese pensa già al futuro, che in realtà tanto futuro non è: le piacerebbe allenare e lo sta già facendo ad alcuni mesi.

Ora la sua aspirazione è quella di prendere per mano una giovane tennista, una come quelle con cui ha tanto combattuto (e spesso battuto) in 22 anni di carriera, per condurlo nell’Olimpo tennistico. Un luogo che Francesca, si può dire, ha visitato qualche volta, senza il rimpianto di non esserci stata più a lungo.