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Sneijder dopo Iniesta e Buffon. Gli addii che segnano la fine di una splendida generazione

Il Triplete con l’Inter, poi quel Mondiale in Sudafrica da protagonista, solo sfiorato con gli Orange. Sembra ieri e invece sono già passati più di otto anni dal miglior momento della carriera di Wesley Sneijder, probabilmente uno dei numeri 10 più forti della storia recente del calcio internazionale. D’altronde, un motivo ci sarà se anche un certo Marco Van Basten, uno che di calcio ne mastica eccome, lo ha definito come il “miglior centrocampista che l’Olanda abbia mai prodotto”, per quell’eleganza innata nel toccare il pallone, nel mandare in porta il compagno con due tocchi, ma nello stesso tempo per la grande potenza con cui riesce a calciare il pallone in porta, indifferentemente se col destro o col sinistro.

La carriera in Nazionale per ‘Wes’ si è conclusa ufficialmente ieri sera, dopo la sostituzione al 62′ di Olanda-Perù, accolta con un’ovazione del pubblico e dei compagni che lo hanno ringraziato per lo spettacolo fatto vedere in questi anni. 134 presenze che lo rendono primatista assoluto nella storia degli Orange. La carriera ad alti livelli per Sneijder si è conclusa ieri sera, ma continuerà ancora in Qatar nell’Al-Gharafa, club con la quale ha firmato a Gennaio. Una scelta simile a quella di Andrés Iniesta, che dopo aver detto addio al Barcellona e alla Nazionale spagnola dopo il Mondiale in Russia, ha cominciato una nuova avventura con i giapponesi del Vissel Kobe. Nella serata della delusione più grande della carriera di Sneijder, Don Andrés sollevò al cielo la Coppa del Mondo, quella che manca nella bacheca dell’olandese, e la vinse da protagonista grazie alla rete segnata al 116′ nel tiratissimo match contro gli Orange. Un trofeo che si è aggiunto ai tanti altri conquistati con La Roja e in Blaugrana, e che lo hanno reso il calciatore più vincente della storia del calcio spagnolo. In comune Iniesta e Sneijder hanno la mancanza di quel Pallone D’Oro che avrebbero meritato entrambi, ma che per scelte molto discutibili dai piani alti non è mai arrivato. Non lo vincerà probabilmente neanche Gianluigi Buffon, anche se l’ex portiere Bianconero ha ancora una possibilità grazie alla sua nuova avventura a Parigi. Il 2018 ha sancito anche il suo addio alla maglia azzurra, una maglia con cui ha condiviso gioie e dolori, le più grandi della sua carriera come il Mondiale vinto nel 2006 e come l’eliminazione nell’ultima partita giocata contro la Svezia. I talenti per sostituirlo per fortuna non mancano, ma di sicuro ci farà un certo affetto non vederlo più in mezzo ai pali con il tricolore stampato addosso. Dopo Russia 2018 è arrivato anche l’addio di Gerard Piqué, che non verrà però salutato come merita dal pubblico delle Furie Rosse, per le note questioni politiche che lo riguardano. Stesso trattamento riservato a Mesut Özil, che lascia la Germania per le tante critiche (anche un po’ razziste) che i tifosi gli hanno riservato dopo l’eliminazione dal Mondiale, dimenticandosi che quattro anni prima era stato tra i protagonisti della spedizione vincente in Brasile.

Il 2018 è dunque finora stato l’anno degli addii alle rispettive Nazionali, e che quindi per forza di cose segna la fine di un’era. Guardare la Croazia per credere, dato che dopo la finale persa con la Francia a dire addio sono stati tre pilastri come Ćorluka, Subašić e Mandžukić, l’Argentina che rivoluzionerà il suo centrocampo considerati gli addii di Biglia e Mascherano, oppure la Spagna che oltre a Piqué e Iniesta saluterà anche un altro genio come David Silva. In attesa di sapere che decisioni prenderanno altri grandi campioni, Messi su tutti, l’ultimo in ordine cronologico è stato Wesley Sneijder, che uno come Diego Milito non smetterà mai di ringraziare per assist come quello della finale di Champions 2010 e che anche noi dovremmo ringraziare, come Iniesta e tutti gli altri campioni che hanno recentemente detto addio al grande calcio, per la splendida generazione appena conclusa che, oltre a farci sognare, ha reso ancora più bello il gioco del pallone.