Il calcio è dinamico e in continua evoluzione, una verità ormai certa. Nel corso degli anni lo sport più amato si è evoluto ed è migliorato per venire incontro a diverse esigenze e sfruttare le nuove tecnologie. Cartellini, tempi supplementari, le reti, le sostituzioni, la VAR e persino il calcio di rigore. Tutti tasselli che nel corso del tempo ci hanno potato lo spettacolo attuale sopra quel prato verde rettangolare.
In questo continuo processo di mutazione c’è una regola che rischia di scomparire. A Nyon in Svizzera, nel corso del Forum organizzato dalla UEFA a cui hanno preso parte molti tecnici, è stata messa nuovamente in discussione la regola del gol doppio fuori casa. Tale norma fu introdotta negli anni sessanta con lo scopo di premiare le squadre in trasferta e inserire un ulteriore criterio per determinare la qualificazione evitando così l’angusto sorteggio con monetina. Per tanti allenatori far valere doppio il gol in trasferta appare come un qualcosa di ormai datato e poco adatto al calcio moderno. In passato infatti il calcio era uno sport quasi pionieristico e le gare esterne nascondevamo molteplici insidie: le squadre affrontavano la sfida con poca conoscenza dell’avversario e in alcuni casi in condizioni critiche così si decise di premiare le compagini più coraggiose in grado di proporre un gioco meno difensivo lontano dalle mura amiche.
Nel 2018 l’informazione viaggia in rete sui più svariati dispositivi e si hanno in tempo reale video e statistiche dettagliate su squadre e giocatori. I viaggi sono più brevi, le condizioni di gioco e di allenamento perfette e l’unica variante della trasferta resta solo il calore ostile del pubblico casalingo. Questo nuovo panorama sta alla base della necessità di rivedere la normativa e magari limitarsi a modificarla senza eliminarla del tutto. Una decisione che possiamo condividere senza problemi anche se l’abitudine comporterà all’inizio qualche leggera problema di adattamento per i tifosi durante le coppe europee. Una totale eliminazione delle regola potrebbe comportare un aumento quasi esponenziale di gare ai tempi supplementari e questo, in un periodo storico calcistico zeppo di impegni e di partite, non è favorevole per la salute e la prevenzione di infortuni dei giocatori. Interessante invece mantenere la regola solo nell’arco dei 180′ e non mantenerla negli eventuali supplementari: a conti fatti nei trenta minuti aggiuntivi la squadra ospite ne trae un vantaggio e le squadre di casa sono obbligate e un gioco più prudente.
Nel frattempo la UEFA sembra mantenere ancora posizioni distanti su VAR e Superlega Europea. Sulla prima sembrano esserci ancora dei dubbi nonostante l’esperienza positiva ai recenti mondiali. Una posizione che lascia qualche perplessità visto che la moviola in campo, sperimentata inizialmente in Serie A, sembra prendere possesso dei principali campionati con ampi consensi. Dove manca, come in Premier League, se ne sente la necessità.
Lontana anche l’ipotesi di una Superlega che vada a sostituire l’attuale Champions League scavalcando i campionati nazionali. Ci si chiede però fino a quando rimarrà questo diniego. Le superpotenze del calcio hanno trasformato in un grande business questo sport e la poca competitività di alcuni campionati ne mina le ambizioni economiche. Un torneo con le squadre più forti d’Europa potrebbe essere la gallina dalle uova d’oro per questi club e realizzare un torneo simile al campionato NBA statunitense.