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Il disappunto di Mancini e la “provocazione” Zaniolo. Nasce la nuova Italia con talento e poca esperienza

L’esordio vincente contro l’Arabia Saudita, poi la sconfitta con la Francia e il pareggio con l’Olanda. La nuova Italia di Roberto Mancini è già nata qualche mese fa, ma adesso si comincia a fare sul serio con i primi impegni ufficiali. La Nations League è alle porte e già dalla prima sfida, in programma venerdì a Bologna contro la Polonia, gli Azzurri dovranno far dimenticare la sciagurata gestione Ventura.

Il clima però, nella settimana dell’esordio, di certo non è dei più sereni. Il Mancio, nella conferenza stampa di inizio raduno, ha espressamente attaccato i club di Serie A per lo scarso impiego dei giovani italiani nel nostro campionato. Le parole del nuovo CT erano già state precedute dai fatti, ovvero dalle convocazioni con cui Mancini ha voluto mandare un forte segnale. Su tutti, ha destato scalpore la convocazione di Nicolò Zaniolo, centrocampista classe 1999 e con un grande curriculum nel settore giovanile azzurro e dell’Inter, ma che ha collezionato solo 7 presenze in Serie B due stagioni fa e neanche una in Serie A. Al giovane nuovo centrocampista della Roma non manca sicuramente il talento, ma di esperienza ce n’è davvero poca. Una scelta dettata, a nostro avviso, più da una provocazione da voler lanciare da parte del CT che da una reale necessità, basti pensare che a centrocampo sono stati lasciati a casa uomini di esperienza come ad esempio Marco Parolo, titolare ormai da alcuni anni in Nazionale. Il sospetto è poi diventato certezza al momento della conferenza stampa, in cui Mancini si è soffermato su altri giocatori della Roma, ovvero Cristante e Pellegrini, a suo avviso utilizzati inspiegabilmente con il contagocce. Un’analisi corretta da parte del CT per un’emergenza che in Italia esiste realmente da parecchi anni. I convocati non lasciano molti dubbi, lasciando invece parecchie perplessità soprattutto in difesa e come già detto a centrocampo: in mediana, oltre ai nomi già fatti, gli unici titolari fissi nei propri club sono Barella e Benassi accompagnati, oltre da Jorginho titolare in Premier con il Chelsea di Sarri, da Roberto Gagliardini, che ha esordito solo alla terza giornata con l’Inter; al centro della difesa il CT può ancora aggrapparsi al blocco Juve e ad Alessio Romagnoli, titolare inamovibile nel Milan in cui invece Mattia Caldara non si è ancora inserito, mentre tanti sono i problemi sulle corsie, con Zappacosta ed Emerson Palmieri riserve fisse al Chelsea e Manuel Lazzari, più che terzino, esterno offensivo titolare nella Spal ma senza neanche una presenza in Azzurro.

Tanti dunque i problemi dovuti allo scarso impiego degli Azzurri nei club, ma a far eccezione c’è il reparto offensivo con nove giocatori di primissima fascia a disposizione del CT, che si è permesso il lusso di lasciare a casa gente come Verdi e Politano, quest’ultimo impiegato da titolare in tutte le prime tre partite di campionato giocando tra l’altro in maniera più che discreta. A Mancini adesso il compito di respingere le critiche (in tanti gli hanno ricordato i troppi stranieri nella sua prima Inter) e di lanciare i giovani con coraggio, un valore che siamo sicuri gli appartenga, considerate le convocazioni e il reintegro definitivo di Balotelli in Nazionale, forse il più grande talento che in questo momento abbiamo a disposizione, ma che per quattro anni era stato ripudiato dall’Italia intera.