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Il nuovo ciclo biancoRosso: il Vicenza prova a ripartire

Dopo il fallimento del Vicenza Calcio dello scorso gennaio, i biancorossi hanno terminato la stagione in esercizio provvisorio, concludendo a fondo classifica e mantenendo la categoria soltanto vincendo i playout contro il Santarcangelo“Questa è una giornata davvero triste per la città e per tutti coloro che amano il Vicenza, ma ora almeno le cose sono chiare” – queste furono le parole del sindaco della città, Achille Variati, dopo la decisione del tribunale. Effettivamente, dall’arrivo del curatore fallimentare Nerio De Bortoli (lo stesso che gestì la situazione Venezia nel 2005), molti risvolti son venuti alla luce. E dal termine dei playout a maggio, tutto ha iniziato a cambiare, molto probabilmente in meglio.

Partiamo dal principio, cercando di rimanere sintetici: nel 2004 una cordata di imprenditori locali guidata da Sergio Cassingena acquista la società, precedentemente di proprietà del gruppo britannico ENIC. Tante promesse (in particolare, diventerà tristemente famosa l’affermazione “Torneremo in Europa”), tanti proclami, ma pochi risultati: il decennio successivo all’arrivo di Cassingena vede tre retrocessioni sul campo con due ripescaggi in extremis (2005, 2012 e 2013, anno della prima definitiva retrocessione in C) e un ulteriore ripescaggio nel 2014, che vede la squadra tornare in Serie B a causa del fallimento del Siena. La stagione del ripescaggio assume i connotati del miracolo: la squadra chiude terza, arriva ai playoff e va vicina alla promozione in A, salvo poi perdere in semifinale contro il Pescara. Nel 2016 in presidenza ci sale Pastorelli, ma la situazione non cambia: tante parole, tante accuse ai vertici del club, poca serietà e retrocessione in C a fine stagione. Ma il peggio non era ancora arrivato.

La scorsa stagione, per i tifosi del Vicenza, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: altro cambio ai vertici della società, la speranza che finalmente qualcosa fosse cambiato. O almeno questo è quello che si pensava: l’11 dicembre Boreas, la società che doveva subentrare alla precedente proprietà, non si presenta dal notaio. La causa? La mancanza dei bilanci della stagione precedente e una quantità di debiti che ogni giorno aumentava. Quindi, una settimana dopo, arriva a Vicenza Fabio Sanfilippo, che completa il closing. Il risultato è disastroso, e a gennaio arriva il fallimento decretato dal tribunale; la squadra, in esercizio provvisorio, riesce comunque a evitare almeno l’onta della retrocessione in Serie D, nonostante diverse situazioni imbarazzanti durante l’annata. Nel frattempo, le aste per la cessione del club erano andate deserte, nonostante l’interesse di un gruppo francese capitanato da Brice Desjardins – che ha optato per creare una nuova società, che può vantare tra i tesserati l’ex Liverpool e Lazio Dijbril Cissé, anche se formalmente non è iscritta ad alcun campionato.

Quando tutto sembrava perso, ecco la salvezza: Renzo Rosso, proprietario del gruppo OTB (quello del brand Diesel, per intenderci), formalizza la fusione del Bassano (squadra già di proprietà dell’imprenditore) e del Vicenza (anche se, tecnicamente, il titolo sportivo del Vicenza Calcio è ora decaduto), formando il Lanerossi Vicenza Virtus. Un nuovo inizio, senza le ombre delle precedenti gestioni: “Da anni siamo impegnati in progetti di sviluppo economico e sociale a livello locale, e questa operazione ne è un esempio – dice Rosso – Credo fortemente nei valori dello sport, il senso di sacrificio, lo spirito di squadra, di aggregazione. La nostra volontà è quella di unire l’intera provincia vicentina in un progetto che ambisce a nuovi importanti successi sportivi. Da oggi inizia un grande lavoro di messa a punto del piano di sviluppo della società, non solo per quanto riguarda la prima squadra ma anche per la costruzione di un grande settore giovanile”. Durante la presentazione della nuova proprietà, inoltre, Rosso ha fatto intendere che la situazione della precedente società era disperata, con una quantità di debiti davvero elevata.

La nuova proprietà ha subito cercato di evitare gli errori dei gruppi precedenti: nessuna esagerazione, tanta consapevolezza che sopravvivere in C è difficile – mercato intelligente, nessuna spesa esagerata, obiettivo stare nella prima metà di classifica. Una prima stagione di assestamento, quindi, nonostante la rosa sia di buon livello e gli acquisti, nonostante le critiche di parte della tifoseria che sperava in qualche nome più altisonante, siano stati mirati – i nomi più importanti sono quelli di Arma e Mantovani (entrambi fanno ritorno in Veneto dopo qualche anno) e quello di De Falco, arrivato dal Benevento. Un mix di esperienza e di giovani di prospettiva, che potrebbe essere la soluzione ideale per rialzare la testa dopo troppe annate di sofferenza.

Il responso dei tifosi, come sempre, è stato incredibile: a oggi, il nuovo Vicenza targato Rosso ha totalizzato circa 6200 abbonamenti, e il direttore generale Paolo Bedin ha dichiarato che l’obiettivo è quello di raggiungere le 7000 tessere. Un risultato davvero importante, per una società appena rinata e in procinto di iniziare un’altra stagione in Serie C. L’inizio è stato promettente: in Coppa Italia, il Lanerossi ha messo in grande difficoltà il Palermo di Tedino, vicino alla promozione in A solamente qualche mese fa – i siciliani si son qualificati soltanto ai rigori, dopo aver pareggiato 2-2 con due gol in extremis durante i tempi regolamentari e poi nel secondo tempo supplementare. Nessuna illusione, è ancora presto, ma le premesse sono sicuramente buone. E Vicenza merita qualcosa di buono, dopo anni di delusioni.