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Ringhia il Milan, stona la Roma. Quando l’allenatore conta, eccome se conta

Una gara strana, giocata sotto una pioggia continua e battente, una vittoria meritata per un Milan ancora oggetto di applausi e complimenti, che raccoglie ciò che ha meritato sul campo, per personalità e disciplina tattica espresse. Una Roma che non brilla ancora, molte le difficoltà palesate, l’impressione è che sia un’automobile ingolfata e che la colpa di questo non dipenda soltanto da qualche singolo, come se ognuno fosse colpevole ma non il solo colpevole.

Di Francesco stravolge, sconvolge e snatura una Roma che di suo, già alla prima a Torino e pochi giorni fa contro l’Atalanta, non era certo apparsa lucida e nel pieno possesso di dettami tattici limpidi. L’assenza forzata di Florenzi e le imbucate prese lunedì scorso hanno suggerito al tecnico un cambio di rotta ma non si può dire che portare a 3 i difensori centrali sia servito a qualcosa. Anzi, l’effetto confusionale è peggiorato, tant’è che Di Francesco è stato costretto a tornare alla difesa a 4 a inizio secondo tempo e a piazzare i suoi in un più congeniale 4-2-3-1. Ma la Roma vista finora in campionato è una squadra sfilacciata, i giocatori sono apparsi anche a San Siro come musicisti che suonano il proprio strumento senza coordinarsi con gli altri. E ne esce fuori una melodia poco gradevole. Così non va, tifosi e appassionati si aspettano di più dai giallorossi, sia per gli arrivi della sessione estiva di mercato sia per i sorprendenti risultati raggiunti nella scorsa stagione. La pausa delle nazionali farà sicuramente bene alla Roma, al ritorno in campo si capirà in maniera più chiara se siamo di fronte a un problema di natura fisica che poi si riflette anche su altri aspetti o se invece il motivo principale di questo arrancare abbia natura diversa. Detto questo bisogna sempre sottolineare come ci si trovi alla terza giornata appena e che la stagione romanista sia lunga e piena di impegni con un alto tasso di difficoltà, anche un anno fa Di Francesco non convinceva, e non ha convinto per mesi, poi da gennaio è stata tutta un’altra storia. Il cambio di marcia, però, è d’obbligo.

A differenza dei giallorossi il Milan appare come una macchina bel oliata, una squadra che sa cosa deve fare e quando farlo. Molto scetticismo sulla conferma di Gattuso anche per quest’anno, invece i rossoneri ripetono la bella prova offerta al San Paolo per 50 minuti e la migliorano ulteriormente. Rossoneri apparsi sempre in controllo della partita, la sola azione del pari della Roma come concessione agli avversari e la sensazione di un risultato che va stretto. Poi la magia di Higuaín su Cutrone e il gol vittoria a pochi secondi dal triplice fischio. San Siro può esplodere ma la vera fotografia di questo Milan è il sorriso stampato sul viso dei propri tifosi, anche sul risultato di parità, quel sorriso che è espressione di un ottimismo giustificato per una stagione che può essere vissuta da protagonisti. Biglia e Rodríguez si rifanno dell’opaca figura di una settimana fa, Higuaín ha ascoltato il suo allenatore e si è “preso” la squadra ma le prestazioni di Kessié e Bonaventura sono state l’arma in più per battere una Roma sì confusa ma sempre e comunque piena di giocatori di spessore. Due giocatori da cui questo Milan non può prescindere, validi sia in fase di interdizione che in quelle di avanzamento e conclusive. Ora testa bassa e continuane per questa strada, il percorso è stato avviato bene ma siamo solo all’inizio.