10 dicembre 2014: all’Amsterdam Arena (oggi dedicata a Johan Cruijff) l’Ajax di Frank De Boer piega 4-0 l’APOEL Nicosia nella sesta giornata di gare del Gruppo F di Champions League chiudendo terzo il proprio raggruppamento con un esiguo bottino di 5 punti, a distanza siderale da Barcellona e Paris Saint-Germain.
Quella sera nessuno probabilmente lo sospetta, ma quella contro l’APOEL resterà per un tempo lunghissimo (per una delle squadre dal blasone maggiore del Vecchio Continente) l’ultima gara ufficiale disputata dai Lancieri nella Fase a Gironi di Champions League; alla “Coppa dalle Grandi Orecchie” i biancorossi di Amsterdam sono tornati a iscrivere il proprio nome solamente nella serata di ieri sotto la guida di Erik ten Hag, che ha condotto i Lancieri al Group Stage 2018/19 eliminando lungo un corposo percorso a ostacoli Sturm Graz (2-0 in Olanda, 3-1 in Austria), Standard Liegi (2-2 a Liegi, 3-0 ad Amsterdam) e Dinamo Kiev (3-1 in casa, 0-0 a Kiev). Ne è passata di acqua sotto ai ponti rispetto a quel 10 dicembre 2014, con il danese Schøne unico superstite di quella sera (condita tra l’altro da una sua doppietta) e quindi suo malgrado protagonista delle successive delusioni ajacidi: eliminato dal Rapid Vienna nell’estate del 2013 (da 2-0 a 2-2 in Austria per poi cedere 2-3 in casa), l’Ajax è invece naufragato a Rostov 4-1 nel 2015 patendo invece un’amara eliminazione per mano del Nizza (1-1 in Francia, 2-2 in Olanda) la scorsa estate nel penultimo turno preliminare.
Nella stagione in corso, come anticipato, i Lancieri hanno invece avuto agevolmente la meglio delle (abbordabili) avversarie incontrate lungo il cammino; ma che Ajax è quello che si presenta ai nastri di partenza della prossima Champions League? La squadra messa a disposizione di ten Hag da Marc Overmars (direttore sportivo) ed Edwin van der Sar (direttore generale) è un esplosivo mix di gioventù, talento ed esperienza, che potenzialmente può rivelarsi una spina nel fianco per tutti i prossimi avversari europei dei biancorossi.
In panchina troviamo uno degli allenatori più intriganti che il panorama calcistico olandese abbia sfornato negli ultimi anni, Erik ten Hag da Haaksbergen. Difensore, tra le altre, di Utrecht e Twente ha modo di collaborare come allenatore in seconda anche con Pep Guardiola ai tempi dell’esperienza al Bayern Monaco dell’attuale tecnico del City; nel 2015 decide di tornare in patria come allenatore dell’Utrecht, che in un biennio sotto la sua gestione riesce ad assestarsi alle spalle delle grandi storiche d’Olanda sfoggiando un 4-3-1-2 atipico per le latitudini olandesi, ma che gli consente di coniugare bel gioco e risultati andando anche vicino ad eliminare lo Zenit San Pietroburgo nei preliminari della scorsa edizione dell’Europa League. Chiamato in sella alla panchina ajacide nel gennaio del 2018 dopo l’esonero di Marcel Keizer, il 48enne ten Hag ha avuto modo nei suoi primi sei mesi di Ajax (chiusi con il secondo posto alle spalle del PSV) di completare il suo ambientamento nell’universo biancorosso, potendo lavorare per tempo a una trasmissione del suo credo calcistico che oggi sembra sempre più riuscita, con i Lancieri infatti oggi favoriti nella corsa al trono d’Olanda.
Guardando al campo, davanti a Onana, trovano spazio il giovane terzino di spinta Mazraoui (promosso quest’estate dalle giovanili) e Tagliafico (nazionale argentino) sugli esterni, accompagnati da una coppia centrale che combina il potenziale smisurato di Matthijs de Ligt (forse ancora acerbo per i top club europei, ma capace a 19 anni di diventare capitano dei Lancieri) e l’esperienza del cavallo di ritorno Daley Blind acquistato quest’anno dal Manchester United per dare solidità al pacchetto arretrato. Esperienza che, a centrocampo, è portata in dote dal sopracitato Schøne, ai cui lati trovano posto la genialità di Hachim Ziyech e la 21enne stellina Frankie de Jong, promesso sposo del Barcellona che ha già stupito gli osservatori di tutta Europa per intelligenza tattica, lettura del gioco e tocco di palla; a pagare dazio di cotanta qualità, a oggi, è quel Donny van de Beek tra i migliori nell’Ajax della scorsa stagione al momento relegato al ruolo di primo rincalzo. Filo conduttore delle migliorie apportate alla squadra dalla dirigenza ajacide, in attacco l’esperienza ha il nome e il volto dell’eterno Klaas-Jan Huntelaar, titolare a discapito di un Dolberg suo malgrado incapace di ripetersi ai livelli di due anni fa; talento a volontà anche negli ultimi venti metri affianco all’olandese, con l’altro colpo grosso del mercato dei Lancieri Dušan Tadić (una dozzina di milioni di euro al Southampton, più bonus, per riportarlo in Olanda rimpiazzando Justin Kluivert) e David Neres (agognato anche dalla Roma in questa sessione di mercato) cui è lasciata licenza di far male alle difese avversarie.
Le mancate partecipazioni agli Europei di Francia 2016 e ai Mondiali di Russia 2018 parlano di un calcio olandese sempre più in difficoltà nel competere a livello internazionale, così come confermato dalle disastrose performances nelle coppe europee: per rimanere alla stagione in corso, il Feyenoord è stato malamente eliminato in Europa League dagli slovacchi del Trenčín, il Vitesse dal Basilea e l’AZ Alkmaar dai kazaki del Kairat Almaty. Rispetto a un trend spaventosamente in picchiata come quello ora descritto l’Ajax a guida ten Hag è probabilmente una piacevole eccezione (così come il PSV Eindhoven, che contro il BATE Borisov ha ottime chances di qualificarsi alla Champions League iscrivendo due compagini olandesi ai Gironi per la prima volta dal 2010/11), che partendo dalla terza fascia può candidarsi al ruolo di guastafeste che molte compagini più quotate farebbero meglio ad evitare potendo sperare, magari con un sorteggio non eccessivamente proibitivo, anche in una qualificazione agli Ottavi di Finale.