Volendo fare una schietta e fredda descrizione di Roma – Atalanta, partita di chiusura della 2/a giornata di Serie A 2018/2019, si può affermare come il pareggio per 3-3 sia un risultato giusto, in quanto le due squadre si sono divise equamente il predominio. Nei primi 45 minuti, solo la formazione di Gasperini in campo, nonostante ben 9 titolari su 11 (sì, 9 su 11) lasciati in panchina in vista del ritorno dei playoff di Europa League giovedì a Copenaghen. Nella ripresa, il ritorno veemente dei giallorossi che hanno approfittato del calo atletico dei neroblu per agguantare il pari e per sfiorare addirittura la vittoria.
Questo in sintesi. Ma tra le 1000 emozioni che hanno coinvolto i fortunati spettatori all’Olimpico di Roma e quelli davanti ai teleschermi, spiccano 2 sentenze chiare, limpide, evidenti. Emesse dall’unico giudice inappellabile quando si parla di calcio: il campo.
La prima ha il nome e cognome di Javier Pastore. Dopo il secondo tempo di oggi, Eusebio Di Francesco una cosa sicuramente l’ha capita: il suo caro 4-3-3 deve essere messo per qualche tempo in soffitta. El Flaco, molto diligentemente, ha provato ad adeguarsi ai dettami tattici. Ha giocato mezzala, ha giocato punta esterna questa sera nel primo tempo. Ma quando finalmente la Roma è passata al 4-2-3-1 e lui è tornato nel suo ruolo naturale, quello di trequartista, abbiamo rivisto quell’autentico fuoriclasse ammirato col Palermo e con il PSG. La rimonta giallorossa nel secondo tempo è stata assolutamente propiziata dall’argentino che messo nella zona di campo più congeniale ha mandato in tilt una difesa collaudata come quella atalantina. E la Roma vista nella ripresa può mettere in difficoltà chiunque in Italia (e forse chiunque in Europa)
La seconda riguarda proprio la formazione di Bergamo. Diciamo la verità, se Gasperini avesse deciso di mettere in campo questo undici allo Stadium contro la Juventus, orde di tifosi italiani medi si sarebbero scatenati sui social al grido del becero quanto falso “ScansAtalanta”. Con questa formazione, invece, il Gasp ha dimostrato tre cose: 1) lui è il tecnico e decide, con tanti saluti ai leoni da tastiera; 2) la formazione viene stilata in base alle priorità dell’Atalanta e la priorità dell’Atalanta ora è la partita di giovedì a Copenaghen; 3) le seconde linee della Dea proprio così seconde non sono. Rigoni non ha fatto sentire la mancanza del Papu Gomez, non solo per la doppietta ma per la qualità delle sue giocate e del possesso palla, Ali Adnan sembra che giochi con l’Atalanta da sempre, Djimisiti da aggregato per l’infortunio di Varnier è diventato quasi imprescindibile nel pacchetto arretrato. E Zapata, beh, pensare che ora è la riserva di Barrow fa quasi sorridere. Quindi, sturatevi le orecchie, gente. Quest’Atalanta ha 22 titolari e parlare di una Dea “A” e una Dea “B” adesso come adesso appare quasi offensivo.