Cagliari, ci vuole testa e non basta quella di Pavoletti; Sassuolo mai domo e premiato in pieno recupero
Gara vibrante ieri sera alla Sardegna Arena. Sardi due volte in vantaggio con due gol di testa di Pavoletti, uno più bello dell’altro, e due volte riacchiappati, prima con Berardi, poi grazie a un calcio di rigore di Kevin Prince Boateng, trasformato dal ghanese nove minuti dopo lo scoccare del novantesimo. Da un lato abbiamo visto un Cagliari sempre più “maraniano”, con l’età media della squadra che si è innalzata sensibilmente in virtù dell’esordio in maglia rossoblù di Srna e Klavan e con un modulo, il 4-3-1-2, che comincia a entrare nella testa dei giocatori, in attesa della fine della squalifica di Joao Pedro, unico vero trequartista in rosa e importante come il pane per gli schemi dell’ex tecnico di Catania e Chievo. Di contro, un Sassuolo che non molla mai e che strappa sul finale un pareggio contestato da avversari e pubblico di casa per il maxi recupero (7 minuti) e per il rigore concesso da Pairetto per un mani in area di Romagna, dopo la conclusione di Babacar.
Rispetto alla prima giornata, il Cagliari sembra un’altra squadra: aggressivo, compatto, chiuso in fase difensiva e trascinato da un Srna che a lungo è stato il migliore in campo. Un piacere rivederlo dopo un anno di inattività forzata, e l’impressione è che a beneficiarne siano stati soprattutto i compagni, ai quali ha trasmesso una serenità nelle giocate che solo i campioni come lui possiedono. Stesso discorso per la fascia opposta, dove Padoin non arriverà sul fondo con la stessa frequenza di Lykogiannis, ma dà copertura e sicurezza a tutto il reparto. Poi la solita certezza, quel Leonardo Pavoletti, implacabile ex di turno, che trasforma in oro tutti i palloni che colpisce di testa. Anzi, quasi tutti, perché il più facile, alla fine del primo tempo, lo colpisce male, mandandolo incredibilmente fuori. Un Pavoletti così, però, paradossalmente mette in risalto il limite di questa squadra, ovvero la mancanza di alternative in fase realizzativa, oltre all’incapacità di assestare il colpo del KO al momento opportuno. Cosa che era già successa in Coppa contro il Palermo, anche se in quel caso il 2-1 aveva tenuto.
Dall’altro lato della barricata, un Sassuolo che raccoglie un punto prezioso, se si pensa a come si erano messe le cose nel finale (sotto di un gol e in inferiorità numerica per il doppio giallo inflitto a Marlon). Rispetto all’Inter è un mezzo passo indietro, ma De Zerbi sembra aver ritrovato il miglior Berardi (già 2 gol in due partite) e scoperto nuova verve in regia, con un Locatelli, all’esordio ieri, che, soprattutto nella ripresa, ha suonato la carica trascinando i suoi. Da rivedere, invece, Di Francesco, poco incisivo in avanti e a lungo sovrastato da un Srna che quasi potrebbe essere suo padre, e alcune situazioni difensive, soprattutto sulle palle aeree, sulle quali Marlon, Magnani e Ferrari sono spesso andati in difficoltà.
Neroverdi quindi che salgono a quota 4 in classifica: come inizio non c’è male, specialmente se si pensa alle difficoltà incontrate dal Sassuolo di Bucchi soltanto un anno fa. Primo punto, invece, per i rossoblù, che forse meritavano di più, ma che hanno pagato a caro prezzo qualche disattenzione in fase difensiva (sul gol di Berardi la linea composta da Romagna e Klavan si è fatta scavalcare troppo facilmente da un lancio lungo di Sensi) e la mancata stoccata del 3-1, che avrebbe probabilmente chiuso il discorso. Per essere calcio d’agosto, per ora, ci si può accontentare, perché nei novanta minuti nessuno dei 14 mila spettatori della Sardegna Arena si sarà annoiato. E in attesa di tempi migliori, anche Maran e De Zerbi possono accontentarsi per quanto di positivo messo in mostra dai rispettivi ragazzi.