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US Open 2018, destini che si incrociano nel Paese dei Sogni

Il cemento di Flushing Meadows è già bollente. Sul veloce americano la competizione si infittisce, allarga la schiera di pretendenti al trono di New York, con un dualismo tra Federer e Nadal che dopo un anno e mezzo sembra ”finalmente” decaduto. I fattori sono molteplici, ma ce n’è uno in particolare che risponde al nome di Novak Djokovic. Nole è tornato attraversando un tunnel che sembrava senza uscita, tra problemi al gomito e una crisi psicologica da non sottovalutare. La corrente è stata risalita a testa bassa, grazie alla riproposizione di un vecchio sodalizio, inizialmente solo temporaneo con il vecchio coach dopo varie soluzioni infruttuose come Agassi, grazie a un incremento graduale delle prestazioni, buone sulla terra, trionfali a Wimbledon con la bellissima semifinale vinta contro Rafa Nadal. Poi l’appuntamento con la storia a Cincinnati dove è divenuto l’unico tennista ad assicurarsi il career Golden Masters. L’impresa è stata compiuta sotto gli occhi delusi e un po’ spenti di Roger Federer, sconfitto in finale, elvetico che potrebbe avere subito la rivincita in un virtuale quarto al cardiopalma, di nuovo sul suolo americano ma con una posta che forse vale di più. A ogni modo un’idea si fa spazio con irruenza crescente: ora è il serbo l’uomo da battere con un passo avanti allo svizzero e a Rafa Nadal che, però, da parte sua, non sembra avere nessuna voglia di cedere il passo.

Poi ci sono gli altri, giovani di belle speranze: Tsitsipas, Shapovalov, Chung, De Minaur, Ćorić, giovani che forse hanno oneri e aspettative maggiori di altri come Zverev, Kyrgios, Thiem; quest’ultimo, a 25 anni, con il suo talento, non può aspettare solo la stagione sul rosso per dare il meglio di sé. Si presentano occasioni per terraioli che hanno facoltà di eloquio anche sulle superfici dure come Goffin, specialisti che giocano in casa, esperti come Isner, oppure acerbi come Tiafoe, che l’anno scorso aveva già minato le sicurezze di Federer resistendo fino al quinto. Ci sono lupi di mare in cerca di riscatto come i lungo degenti Murray e Wawrinka, entrambi già vittoriosi a Flushing Meadows e che negli States cercano risposte di rilievo sulla continuazione della loro vita tennistica. Sul britannico c’è molta incertezza dopo il forfait a Wimbledon, l’altro svizzero, in leggera risalita rispetto ai numerosi capitomboli di inizio stagione, avrà subito la prova del nove al primo turno, dove c’è Grigor Dimitrov. Il bulgaro vede passare mesi e anni in attesa di una definitiva consacrazione, ora sa che su questo cemento può sparare una delle ultime cartucce esprimendo il suo miglior tennis. C’è un Marin Čilić che a inizio anno sembrava poter arrivare davvero in alto, anche dopo una discreta stagione sulla terra, e che ora, dopo il flop di Wimbledon, dove era tra i favoriti, cerca riscatto proprio nell’unico slam che si è aggiudicato. Destini e storie che si incrociano nel Paese dei Sogni, in uno slam in cui c’è molta attesa anche per i nostri azzurri.

Fognini lambisce la top ten e ambisce a un buon piazzamento in questo major: servirà la concentrazione giusta soprattutto con un tabellone non proprio agevole e un ottavo in cui potrebbe incrociare la racchetta di Federer. Qualche consiglio potrà darglielo la sua Flavia, una che sa come si vincono gli Us Open. Cecchinato deve invece dimostrare che i mesi scoppiettanti culminati con la semifinale al Roland Garros non sono stati un caso. Berrettini si presenta, nella sua prima vera stagione ATP, con uno zainetto pieno di speranza e forse qualche pressione nell’essere considerato il futuro del tennis italiano in seguito al primo titolo vinto: dopo un primo turno agevole c’è subito Juan Martin del Potro, uno che vorrà e potrà dire la sua in questo torneo.

Molte pressioni le ha sicuramente Roger Federer: a Wimbledon qualcosa sembra essersi incrinato. Una spia di incertezza sul fisico e sulla mente, che lo mette di fronte a un crocevia rilevante per il prosieguo della sua carriera. A New York, dunque, una delle ultime sfide della sua vita agonistica e la strada per la finale sembra davvero in salita. Nadal ha saltato Cincinnati dopo la vittoria della Rogers Cup e sogna rivincite con Nole e Roger: entrambi l’hanno battuto negli ultimi incroci slam. Dicevamo di tante storie, chissà chi sarà protagonista, chi sa se ci sarà un outsider che deciderà di giocarsi tutto e prendersi tutto. L’anno scorso abbiamo visto la favola di Kevin Anderson, fermatasi in finale: non un caso, non una coincidenza, dato che il sudafricano si è riconfermato a Wimbledon, dove non ha potuto giocarsi ad armi pari l’occasione della vita, la seconda. Chissà se il dio del tennis gli fornirà una terza chance, o la servirà a qualcun altro. Perché tutti possono fiutare il successo, ogni trionfo ha un sapore diverso, ma si scrive allo stesso modo: vittoria.