Mondiali 2022, ora anche Blatter accusa: “Decisiva la pressione politica di Sarkozy e Al Thani per assegnazione al Qatar”
Terminata da nemmeno un mese la competizione di Russia 2018, gli occhi del mondo intero hanno già cominciato a rivolgersi verso la prossima edizione della massima competizione per Nazionali: il Mondiale di Qatar 2022. Un torneo per cui, in realtà, non si è mai davvero smesso di parlare, nato sotto una luce piuttosto sinistra, con l’assegnazione al ricco emirato arabo che aveva creato tanto scalpore già otto anni fa, e che con il tempo ha finito per destare più di un sospetto sulla trasparenza e la correttezza delle votazioni al momento della scelta.
E dove le supposizioni dei primi critici non erano riusciti ad arrivare, venendo silenziate dalla presunta vittoria “democratica” del Paese arabo, ci hanno pensato negli anni a venire prima le diverse indiscrezioni uscite dai corridoi dei palazzi della FIFA e poi i documenti e inchieste portate avanti da Associazioni e avvocati a tentare di fare luce sul malaffare e la corruzione che si nasconderebbero dietro questa assegnazione. In ultimo, il dossier presentato in primavera dalla Foundation For Sport Integrity (FFSI) guidata da Jaimie Fuller, deciso a svelare le prove di trent’anni di “marcio” all’interno della FIFA, culminate proprio nella sospetta scelta di attribuire l’organizzazione di un Mondiale a un Paese classificato al nono e ultimo posto tra i candidati dagli ispettori inviati dall’allora presidente Blatter, con condizioni atmosferiche complicate e tante ombre sulla situazione sociale e dei diritti umani all’interno del Paese. Anche se, visti i precedenti di Paesi come Cile o Argentina nella storia dei Mondiali, quest’ultimo aspetto non sembra interessare particolarmente il massimo organismo mondiale del calcio.
La FFSI aveva inoltre già messo nel mirino alcuni dei dirigenti del comitato esecutivo, con l’ispettore (incaricato proprio dalla FIFA) Michael Garcia che in passato aveva messo in discussione la sincerità dei 14 (invece degli 11 iniziali) voti a favore del Qatar. Salvo poi vedersi tramontare anche questa inchiesta dalla stessa FIFA.
A muovere nuovamente le acque ora, però, è proprio l’uomo che nel 2010 era a capo della Presidenza della FIFA al momento dell’assegnazione al Qatar: Sepp Blatter. E le accuse rivolte al paese arabo sono ancora pesanti, macchiate dallo scandalo e dalla corruzione: i rappresentanti dell’emirato avrebbero sfruttato la pressione politica per assicurarsi il torneo, cancellando di fatto con un colpo di spugna tutti i rapporti presentati al Comitato Esecutivo della FIFA successivi all’ispezione in Qatar. Rapporti che evidenziavano, senza troppe sorprese, le notevoli lacune di una candidatura ritenuta inadatta. E nell’autobiografia “Ma Vérité” da poco pubblicata (un resoconto di 17 anni a capo della massima organizzazione mondiale di calcio terminati con la condanna a 6 anni di squalifica per corruzione), Blatter fa anche i nomi: Michel Platini (allora Presidente dell’UEFA e membro del Comitato Esecutivo) gli avrebbe rivelato di aver subito durante un pranzo delle chiare pressioni per cambiare il proprio voto e dirigerlo verso la candidatura del Qatar da parte dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy e l’attuale Emiro del Qatar, Tamim bin Hamam Al Thani. Quest’ultimo, fondatore Qatar Investment Authority, la società detentrice del Paris Saint-Germain.
Dietro la garanzia di voto favorevole da parte dei francesi, vi sarebbe stata la promessa (sempre come raccontato da Blatter e riportato dal Times) da parte dei Qatarioti dell’investimento di miliardi di euro per l’acquisto di un contratto per aeromobili e, soprattutto, della squadra di calcio del Paris Saint-Germain. Società con cui successivamente Al Thani finirà per legare anche le vicende politiche del proprio Paese, trasformando i parigini in una vetrina della credibilità del paese arabo nel voler portare avanti il proprio ricco progetto e sfidando l’isolamento diplomatico a cui l’Emirato è sottoposto dallo scorso anno per il suo “sostegno al terrorismo” (o meglio, come invece hanno sottolineato altri analisti, per l’autonomia della propria politica estera rispetto all’Arabia Saudita e del fronte sunnita nella regione del Golfo).
Le accuse di Blatter sono pesanti, ma il rischio che anche queste scivolino ancora una volta nel silenzio resta alto. Perché nonostante le inchieste, i documenti e i tanti sospetti, la FIFA è decisa a tirare avanti, senza alcuna intenzione di indagare a fondo sulla questione, perché l’obiettivo primario resta quello di far sbarcare per la prima volta i Mondiali in una delle zone più ricche del mondo arabo. Anche a costo di interrompere la stagione calcistica a metà, sfidando apertamente società, dirigenti e tifosi di calcio, e mettendo in serio dubbio la validità dei campionati di quell’annata. Ma il 2022 è ancora tanto lontano. E se la pressione continuerà a salire, forse anche ai piani alti della massima federazione calcistica qualcuno comincerà a farsi qualche domanda.