Indossare la “9” non è mai una cosa semplice. Quel numero è un simbolo, è un modo di essere in campo, è storia e tradizione. Il Milan ha di nuovo un vero nove, ma non come quelli recenti, quelli che di gol magari ne facevano anche, sì, senza però essere determinanti. Il Milan, adesso, ha il Pipita Higuaín.
Agosto 2018: l’annuncio e l’entusiasmo. Per un Milan che cambia volto e stile, per una squadra che prova a dimenticare i problemi e rionorare la sua storia. Perché quella è una maglia che pesa. Più di un’eredità da raccogliere, in un periodo perfino semplice in cui agire: dimostrarsi migliori di un recente passato opaco non è un’impresa. Essere all’altezza della tradizione, sì invece: lo è.
I suoi numeri sono sempre stati incredibili: lo ricordate in azzurro? 71 gol col Napoli in Serie A, di cui 36 in un solo campionato. Passato alla Juve per vincere, ma messo alla porta da un #CR7 che, ovviamente, non è rivali.
Higuaín e il Milan è storia vera, ed è strano pensare che un mese fa tutto ciò sembrava impossibile.
Dopo Napoli e Juventus, il Pipita approda alla scala del calcio per diventare il 9 che è mancato al Milan in questi anni.
Esplosivo, fisico, forse un po’ troppo, ma sa fare gol, ed è quello che importa a Gattuso. Centravanti puro, necessità di un Milan che si godrà i gol dell’argentino e potrà far crescere con calma il 9 del futuro, Cutrone.
Là in mezzo, tra Suso e Çalhanoğlu, per tornare a far divertire la Sud del Meazza. Un tridente potenza e fantasia, per un Milan che stavolta sì che ce l’ha il centravanti. Aspettando ciò che sarà, aspettando che Gattuso gli stampi nella mente ancor più cattiveria, aspettando l’inizio di una Serie A totalmente interessante, il Milan si assicura prestazioni e gol.
Tandem giovane in difesa, le geometrie di Biglia, il motore di Kessie, con un mercato ancora da chiudere, e un Higuaín in più, il Milan c’è. Eccome se c’è.