Tour de France 2018 – caro Gianni, è forte il rischio delle “Mosconate”
Alla voce “grandi talenti rovinati da una testa non all’altezza” nel mondo del calcio, Antonio Cassano è tra i primi della lista. Un calciatore di classe cristallina autentica, un diamante puro. Ma che purtroppo ha dato al calcio molto meno di quanto avrebbe potuto dare perché la sua “vena dell’ignoranza” – che noi tutti possediamo – ha pulsato in lui molte volte di più delle persone normali. Facendogli compiere gesta poco nobili passate alla storia come “Cassanate“.
Se volessimo fare un parallelo con il ciclismo contemporaneo, esiste un corridore che sta correndo il serio rischio di emulare il talento di Bari vecchia nella sua parte peggiore: Gianni Moscon. La manata rifilata al francese della Fortuneo Elie Gesbert 800 metri dopo la partenza della 15/a tappa del Tour de France 2018, la Millau-Carcassonne è solo l’ultima delle “imprese al contrario” del 24enne trentino. Prima gli epiteti razzisti riferiti al velocista francese di colore Kevin Reza durante il Tour of the Alps 2017, poi il sospetto contatto con Reichenbach nel corso della Tre Valli Varesine dello scorso anno che avrebbe provocato la rovinosa caduta di quest’ultimo e ancora la squalifica al termine del Mondiale di Bergen per il traino a suo favore realizzato dall’ammiraglia a 34 km dall’arrivo. Ora un ennesimo gesto che si può definire tutto tranne che nobile.
Ed è un peccato. Perché il talento e la classe di Gianni Moscon non sono in discussione. Potenzialmente, è l’unico corridore italiano che potrebbe ben figurare in tutte le grandi Classiche del ciclismo. Tutte. Dalla Sanremo alla Roubaix, dalle Fiandre al Lombardia, passando per la Liegi e la Freccia. E avrebbe tutti i mezzi per poter diventare in un futuro non lontano anche corridore da Grandi Giri. Ha anche la fortuna di correre nella squadra più forte del lotto, quella Sky che ha tutte le carte in regola per poter far doppietta in questo Tour de France con Thomas e Froome, l’autentica Real Madrid del ciclismo.
Ecco, Cassano ebbe l’occasione di poter giocare con i Blancos accanto alle grandi stelle del panorama pallonaro ma non la sfruttò. Moscon si faccia un serio esame di coscienza e non lo imiti. Tra una cinquantina d’anni, vorremmo ricordarlo solo per le grandi imprese sul pavé, sui muri e sulle salite. Non per le Mosconate.