Home » Bartali, 104 e 70. E il “doodle” a scatto fisso

L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare“. Così, col forte accento toscano che lo contraddistingueva, Gino Bartali avrebbe commentato il doodle che Google gli ha dedicato oggi per celebrare il suo 104/o anniversario della sua nascita, avvenuta a Ponte a Ema, a un tiro di schioppo da Firenze, il 18 luglio 1914. Da fuoriclasse della bicicletta, avrebbe subito individuato un “difetto” in questo omaggio. “M’han disegnato su una bici a scatto fisso, sti grulli. L’è un velocipede da pista, mica da strada. Vuoi vedere che m’han scambiato per quello là?“, continuerebbe Ginettaccio nella sua arringa accusatoria nei confronti del colosso californiano, dove con l’epiteto “quello là” si riferirebbe al suo “alter ego”, Fausto Coppi, che oltre a vincere tutto su strada  si aggiudicò anche il titolo iridato (per 2 volte) dell’Inseguimento individuale su pista nel 1947 e nel 1949.

Poi però, guardando bene, assolverebbe i disegnatori del doodle. E si commuoverebbe. Perché a un certo punto dal telaio del manubrio spunta un documento. Emblema di quanto Bartali fece in piena Seconda Guerra Mondiale. Con la scusa di allenarsi, il fuoriclasse toscano percorreva ogni giorno molti chilometri con fermate “obbligate”, dove consegnare documenti nascosti proprio nel telaio della sua bicicletta. Documenti che, lo si sarebbe scoperto solo anni dopo in quanto per Gino “il bene si fa, ma non si dice. E le medaglie più belle si appendono all’anima, non alla giacca“, avrebbero salvato dai Campi di Concentramento ben 800 ebrei italiani. La sua più bella impresa della carriera, altro che Giri, Tour e Sanremo. Un’impresa che nel 2013 ha visto il suo inserimento nell’elenco dei “Giusti” che hanno contribuito a salvare gli ebrei dallo sterminio nazista e che lo scorso Maggio, in occasione della partenza del Giro d’Italia da Israele, gli è valsa la cittadinanza israeliana postuma.

Oltre al 104, in questi giorni un altro numero è giustamente associato a Bartali: 70. Il 14 luglio del 1948, 70 anni fa, il segretario del PCI Palmiro Togliatti, capo dell’opposizione parlamentare, viene ferito gravemente nei pressi di Monte Citorio. La parte del Paese più “calda” reagisce violentemente. Vengono occupate fabbriche, distrutte reti telefoniche, spontanee manifestazioni di piazza nascono in tutte le città italiane con conseguenti violenti scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine. L’incubo della guerra civile piomba sull’Italia. Il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, allora, chiama Bartali, capitano della Nazionale al Tour. Quel 14 luglio, la Grande Boucle osservava il suo giorno di riposo per onorare la Festa Nazionale francese. Il toscano era in classifica a 20 minuti dalla Maglia Gialla, il francese Louison Bobet. De Gasperi, con la spontaneità e l’innocenza di un fanciullo, chiede a Bartali: “Gino, puoi vincere il Tour“?. Immaginiamo la reazione di Ginettaccio: “Presidente, te sei grullo. Bobet va forte, io so a 20 minuti, come fo a vincere il Tour, maremma m… (censura, ndr)?” De Gasperi non si scompone: “Gino, te lo chiedo per l’Italia“.

Sarà stato perché pungolato sul lato patriottico, sarà molto più realisticamente che le gambe di Bobet smettono di colpo di macinare, ma l’impresa il 34enne Bartali la compie davvero. Gino spiana il Vars, l’Izoard, il Galibier, la Croix de Fer e arriva a Parigi in Maglia Gialla, 10 anni dopo la sua prima volta. L’Italia intera depone le armi e si incolla alla radio, per sostenere il suo campione. L’impresa (e, soprattutto, l’invito di un Togliatti fuori pericolo alla calma dal suo letto d’ospedale) del toscano placa gli animi più bellicosi. La guerra civile è uno scampato pericolo.

Durante la sua vita, Bartali non si vantò mai di essere stato colui che evitò il conflitto tutto italiano. Era il suo carattere. State sicuri che se fosse vissuto adesso, per noi giornalisti sportivi sarebbe stato impossibile cogliere sue notizie. “Social network? E che l’è, roba che si mangia?“, avrebbe sicuramente detto così. Del resto, le medaglie si attaccano all’anima, non alla giacca