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L’airone non smette di volare

Un annuncio su Instagram ha spazzato via ogni dubbio: nonostante la notizia era ormai nell’aria, le parole di Andrea Caracciolo hanno toccato il cuore dei tifosi bresciani.

Con le lacrime agli occhi l’airone ha ufficializzato l’addio al Brescia spostandosi di una quarantina di chilometri: giocherà ancora per due stagioni nella Feralpisalò, squadra militante in Lega Pro. Dopo il mancato rinnovo del contratto in scadenza il 30 giugno, Caracciolo non era già più un giocatore delle rondinelle nonostante molti tifosi sperassero ancora nel lieto fine.

Cellino però non ha desistito: non è bastato nemmeno un incontro con la tifoseria in cui quasi mille persone presenti acclamavano il capitano a gran voce per far prolungare il legame ancora per un anno. La società ha scelto questo come anno per ripartire da zero, togliendo simboli e legami con il passato. Scelta che può essere condivisa o meno, ma una scelta, chiare e precisa. C’è bisogno di un cambio di mentalità dell’ambiente si era detto e ora la strada intrapresa non ammette scelte di cuore.

Lasciarsi così lascia però un po’ l’amaro in bocca: Caracciolo non aveva grosse pretese e negli ultimi campionati è risultato sempre decisivo per le varie salvezze dei bresciani; Cellino ha messo sul piatto l’offerta da dirigente, lui voleva giocare sentendosi ancora in grado di dare una mano. La Cremonese ha bussato con insistenza alle porte del bomber biancoblu offrendogli un contratto importante, ma il suo amore verso la maglia con la v sul petto è troppo grande: ha rifiutato per non giocare contro il suo Brescia, sarebbe stato impossibile per lui affrontare l’amore di una vita.

Dodici stagioni trascorse sempre con quell’amore smisurato verso il Brescia, fatto di addii e ritorni: dal lancio giovanissimo nell’ormai lontano 6 gennaio 2002, da subentrato nella gara persa contro il Bologna alla prima cessione a Palermo prima e Sampdoria poi. Il rientro nel 2008 è stato il vero colpo di fulmine con i tifosi: dalla Serie A l’airone decide di scendere in cadetteria per puntare alla promozione, che però sfuma sempre ai play-off. L’anno buono è il 2010, con una cavalcata vincente che porta il Brescia in Serie A, ovviamente con Caracciolo protagonista: 24 gol in 35 presenze in campionato e la rete su rigore risultata poi decisiva contro il Torino nella finale post season.

La Serie A dura però soltanto un anno: non bastano i suoi 12 timbri per salvare un Brescia troppo acerbo per puntare alla salvezza. Gli ultimi anni sono stati i più tribolati, ma Caracciolo non ha mai mollato rifiutando offerte da oltre un milione di euro da parte di Rangers Glasgow e Dinamo Kiev su tutte per restare riducendosi drasticamente l’ingaggio nei periodi economicamente più bui della società. Le salvezze risicate conquistate negli ultimi anni portano sempre il suo nome: costantemente in doppia cifra è stato l’ancora di salvezza su cui tutti i bresciani si sono sempre aggrappati.

Ora quest’ancora di salvezza non ci sarà più e il Brescia dovrà farcela da solo: Cellino sta costruendo una squadra competitiva e con l’imminente arrivo di Donnarumma l’obiettivo di alta classifica pare essere il minimo. Caracciolo invece riparte da Salò dove vorrà far ricredere il suo vecchio presidente. I tifosi non lo dimenticheranno mai e rimarrà ancora per molto l’uomo simbolo, dai veri valori dentro e fuori dal campo.

L’airone è solo migrato, ma non ha spostato il suo nido d’amore: il miglior marcatore nella storia del Brescia con 179 reti non si dimentica.