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Russia 2018 – Dall’ombrello di McClaren al gilet di Southgate: quasi 11 anni dopo, è ancora Inghilterra-Croazia

Dal punto più basso della storia recente del calcio inglese all’occasione per Southgate e i suoi di avvicinarsi a un sogno chiamato Coppa del Mondo. Quasi undici anni dopo, Inghilterra e Croazia si ritrovano ancora una volta di fronte per una sfida decisiva, da dentro o fuori: quello che nel 2007 fu lo scontro finale per conquistare la qualificazione agli Europei 2008, terminato con la clamorosa esclusione dei Tre Leoni dalla competizione disputata in Austria e Svizzera, oggi sarà la gara che vale un biglietto per una finale da sogno contro la Francia. Non sarà solo un confronto tra la tattica e l’organizzazione degli inglesi e la fantasia dei croati, dunque, ma una vera e propria sfida che potrebbe chiudere una storia: quella che ha portato gli inglesi a risalire dopo aver toccato il fondo per tornare tra i grandi, a sognare il tetto del Mondo.

Se chiedeste ai tifosi inglesi di immaginare una fotografia rappresentativa di un momento buio, disastroso della storia della propria Nazionale, in molti potrebbero rispondervi con questa: Steve McClaren, allora incaricato come CT, che guarda sconsolato il campo con l’ombrello in mano, per coprirsi dalla pioggia torrenziale che scendeva su Wembley, mentre i suoi giocatori subivano una clamorosa disfatta per 3-2 proprio contro la Croazia. Una sconfitta che sarebbe poi significato terzo posto nel Girone E della fase di qualificazione agli Europei, alle spalle proprio dei biancorossi e della Russia, contemporaneamente vincitrice sul campo di Andorra per 1-0. Croazia e Russia qualificate agli Europei, Inghilterra fuori.

Quell’immagine diventò ben presto il simbolo di un fallimento per la Nazionale e, soprattutto, della fine di un ciclo per il calcio britannico, bisognoso di una generazione portatrice di nuova linfa e vogliosa di lottare. Voglia che, nelle immagini di McClaren coperto dal suo ombrello, sembrava mancare persino al condottiero della sua squadra, quasi a segnare una distanza emotiva profonda dai propri giocatori sconfitti, fischiati e bagnati da un cielo che quella sera non voleva concedere pietà a nessuno. In una notte dalle contrastanti emozioni, provocate dal doppio vantaggio croato favorito dai clamorosi errori del portiere Carson (allora 22enne e scelto per sostituire il titolare Robinson, infortunato) e della difesa alle due reti inglesi nella ripresa, prima del crollo definitivo con il tiro dalla distanza di Petrić, i tifosi di Wembley riuscirono a realizzare la triste realtà dell’esclusione dagli Europei solo al triplice fischio. Quella sera, nella testa di chiunque, circolava lo stesso pensiero che avremmo condiviso anche noi italiani dopo Italia-Svezia dieci anni dopo: è finita un’era, ora bisogna ricostruire dalle macerie.

McClaren fu esonerato il giorno dopo, soltanto 16 mesi dopo dall’assunzione dell’incarico, portando dietro sé il forte rancore dei tifosi. Più o meno come accaduto per noi con Giampiero Ventura. E mentre l’attuale CT Southgate dirigeva con successo la bella realtà del Middlesbrough, tanto da conquistarsi proprio nel dicembre 2007 i complimenti premonitori di Wenger che lo aveva candidato a un futuro ruolo sulla panchina della Nazionale, Fabio Capello dava il via a un nuovo ciclo per la storia del calcio inglese. Un percorso che negli anni si è rivelato assai tormentato, caratterizzato più da bassi che da alti, con risultati anche umilianti, a partire dall’eliminazione alla fase a gironi ai Mondiali di Brasile 2014. Dove fallì Capello, fece anche peggio Hodgson, fino ad arrivare allo scandalo mediatico per l’inchiesta del Daily Telegraph che costò la panchina ad Allardyce dopo poche settimane la sua assunzione.

Solo negli ultimi mesi l’Inghilterra ha iniziato finalmente a emergere con solidità, mostrando finalmente delle basi sicure su cui costruire. Merito anche e soprattutto di Southgate, arrivato come traghettatore e diventato ora uno degli eroi nazionali, un riferimento positivo collegato anche alla sua immagine di uomo elegante e con classe, con un inconsueto gilet tornato improvvisamente di moda tra gli stessi inglesi. Mancano ormai pochi passi per arrivare al traguardo, trasformando il coro “It’s coming Home, football’s coming home” in realtà. Di fronte, però, c’è di nuovo la Croazia, con tanti giocatori cambiati e un solo reduce dall’impresa del novembre 2007 come il leader del centrocampo Modrić. Ma è l’avversaria che capita proprio al momento giusto per chiudere un cerchio aperto quasi undici anni fa.