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Sprazzi di grande Tennis, Camila Giorgi sta ricamando il proprio futuro

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Numeri e statistiche, indicazioni da contestualizzare e interpretare continuamente. A volte ci si può affidare a quelli che sono dei suggerimenti, altre, invece, meglio non fidarsi troppo: ad esempio, qualche arrugginito appassionato di tennis, memore soltanto degli eventi più significativi di questo sport,si sarà stropicciato gli occhi nel vedere, in questi giorni, una come Serena Williams alla posizione #189 del ranking WTA. L’ex #1 al mondo, aldilà dei punti accumulati nel circuito, è comunque in cerca dell’ottavo acuto ai Championship; da convalescente, dopo il lungo stop-maternità si ritrova, ragionevolmente e inspiegabilmente, tra le favorite di Wimbledon. E complici di questo pronostico in itinere sono la moria delle grandi, e la potenza marziana dell’americana, una che pur con problemi di circolazione e di linea, con l’età che avanza, suole giocare un’altra partita quando vuole. A sbarrarle la strada per le semifinali, all’All England Club, c’è la finora bravissima Camila Giorgi, #52, speranza mai sbocciata del tutto del tennis made in Italy: il sistema di calcolo della classifica tennistica possiede dei criteri particolari, a riequilibrare parzialmente i valori ci pensa il coefficiente dell’erba, che colloca Serena come n. 25 del seeding. La trama numerica si infittisce, diviene, allo stesso tempo, contrappunto e riferimento speciale per il racconto di questa storia di sport: ma quando si entra in campo, questi discorsi li fa il narratore, gli atleti pensano solo alla vittoria.

Davanti la tennista azzurra c’è una pagina bianca su cui scrivere la Storia: Camila può divenire la prima atleta donna del tennis italiano a prendersi una semifinale a Wimbledon. Di fronte, nei quarti, c’è una Serena Williams che non ha bisogno di presentazioni, e che a grandi passi sta recuperando la verve dopo gli ultimi mesi impiegati in veglie notturne e preparazioni di biberon. C’è un pensiero diffuso, un pronostico predominante tra la critica: se la statunitense non la strapazza da subito, la Giorgi se la può giocare. La partita tra le due era iniziata prima di scendere in campo: l’azzurra, alla Mourinho, aveva glissato nel dare giudizi sulla rivale, dichiarando di non seguire il tennis femminile; Serena aveva invece riservato all’avversaria parole al miele. L’inizio del match alimenta il timore che non ci sia partita tra le due: ma lo splendido incrocio delle righe pescato dalla Williams su servizio della Giorgi, un diritto in avanzamento chirurgico che inaugura la contesa, è solo una falsa avvisaglia sull’andamento del primo set. Camila soffre molto in battuta, concede la sua buona dose di doppi falli (è la numero 1 in questa speciale statistica negativa dopo 4 partite di torneo), prova con una seconda violentaad arginare la risposta atomica a stelle e strisce: tentenna, ma riesce con gli ace a tirarsi fuori dai guai, mentre in risposta non accumula quindici nei primi due game. Ma nel sesto gioco l’italiana colpisce alla seconda delle due palle break concesse da Serena,occasioni spalancate da un diritto affossato goffamente in rete. Nel game successivo, la tennista di Macerata salva addirittura 4 palle del contro-break, poi procede con fermezza alla vittoria del parziale.

Encomiabile, fortunata, impeccabile Camila: 27 punti a 26 per Giorgi dopo il primo set, una statistica che certifica grande equilibrio, numeri beffardi per Serena che sbuffa guardando al suo angolo, presieduto da coach Mouratoglu. Dall’altro lato Tathiana Garbin, capitano di Fed Cup e autrice nel 2004 a Parigi di un’impresa altrettanto ardita rispetto a quella nelle corde della classe ’91 (sconfisse al secondo turno del Roland Garros una certa Justin Henin, fu dunque la prima italiana a battere una regina del ranking), sorseggia acqua Evian e rimane tesa, sa che la montagna è ancora tutta da scalare. Drake, rapper ex fiamma dell’americana, osserva interessato, Billie Jean Kean, 20 titoli in totale sull’erba di Wimbledon tra doppi e singolare, si aspetta invece una reazione dalla sua connazionale. Serena, allora, che sballottata negli angoli aveva trovato fino a quel momento difficoltà negli appoggi, trova presto il suo turning point nel terzo gioco del secondo set. La Giorgi avanti 0-30 sul punteggio di 1-1, allenta un attimo la tensione e dopo un rovescio in avanzamento fuori, di fatto lascia spazio alla risalita dell’avversaria: chi conosce bene il tennis sa che un piccolo dettaglio come questo può costare caro.

E infatti, dopo due parziali fotocopia, la Williams doma una buona Giorgi, mai arrendevole ma non più capace di allungare gli scambi e insidiare il servizio di Serena, che da parte sua non trema né fa più regali. La pagina di storia rimane solo scarabocchiata, ma la penna è ancora in mano della Giorgi che ha dimostrato per l’ennesima volta di avere i numeri per esibire un grande tennis. Nell’ambito del suo miglior risultato agonistico, ha dimostrato anche carattere e costanza, soprattutto quando è stata con un piede fuori ai sedicesimi con la Siniakova. Per un’ora circa avrà sperato di ripetere l’epica impresa della Vinci, che nelle semifinali a Flushing Meadows inflisse proprio a Serena una delle sconfitte più dolorose della sua carriera: i suoi occhi però sono sempre rimasti concentrati, mai troppo trasognanti, ha lottato e perso semplicemente con una grande campionessa. La Storia ora può scriverla lei, in un libro che racconta le vicende di un mostro sacro di questo sport. Il tennis azzurro spera invece che i buoni risultati di Parigi (Cecchinato) e Londra facciano d’apripista a tutto il movimento.