La caduta del Dio
Il rischio c’era. Con l’addio alla Juve e il susseguente passaggio al Paris Saint-Germain, Gianluigi Buffon sapeva benissimo a quale rischio andava incontro: dismettere i panni della bandiera, venerata e mai messa in discussione nei suoi diciassette anni in bianconero, e vestire quelli del Giuda traditore. D’altronde che la decisione sarebbe stata impopolare si era percepito già quando erano usciti i primi rumors. Essere considerato una sorta di semi-dio dell’etere bianconero non ha salvato Buffon dalla ghigliottina mediatica, aspra quanto ingenerosa, ma fedele specchio di un mondo che ricorda i tuoi errori recenti ma sorvola sui tuoi meriti passati.
Quello che viene imputato maggiormente a Buffon non è la scelta di aver lasciato la Juventus. Fino all’altro ieri, quando ancora non era saltata fuori pubblicamente la possibilità-PSG, i supporters bianconeri lo idolatravano come sempre. Anzi, se dovevano puntare il dito contro qualcuno, lo avrebbero fatto nei confronti della società, rea di non averlo voluto trattenere. Era questo il convincimento comune. “La Juventus ha deciso di rinunciare a Buffon, non il contrario” pensavano i più. “La Juventus vuole lanciare Szczęsny, che ora è pronto per essere titolare dopo l’anno di apprendistato” gli facevano eco altri. D’altra parte che si ripetesse un Del Piero bis, con il giocatore simbolo che viene invitato a fare le valigie, era più di una eventualità. E in questo caso la tifoseria bianconera sarebbe stata in prima linea a supportare il suo idolo.
Ma la situazione è cambiata, le carte sono sparigliate. Nessuno, o quasi, mette in croce la società per non aver confermato Buffon. Adesso la colpa ricade sull’ex capitano: non solo reo di aver voluto continuare altrove, ma di aver scelto Parigi. Una piazza europea importante, con l’obiettivo nemmeno tanto nascosto di raggiungere quel trofeo – la Champions League – che manca al suo palmarès. È proprio questo il punto. Buffon non viene criticato per aver deciso di giocare ancora, nonostante i 40 anni suonati. Neppure perché ha preferito l’ultimo contratto milionario – anzi, alcuni citano gli esempi Xavi e Iniesta, finiti in Oriente per non dover affrontare il loro Barcellona. Se Buffon avesse deciso di continuare, ma in un campionato minore – come fece lo stesso Del Piero, che emigrò in Australia – i tifosi juventini avrebbero compreso, se non appoggiato la scelta.
Le decisioni fanno sì che cambino anche le percezioni e gli umori della piazza. Naturalmente si tratta di sensazioni umorali, a caldo, dovute alla delusione. Un po’ come quando ti lascia la fidanzata e tu, nonostante l’abbia amata per anni, finisci per detestarla. Con il rischio di vederla in giro con un altro, perché si sa, il Fato a volte è cinico e spietato. E magari sta già pensando a un diabolico accoppiamento in Champions League tra il passato e il presente di Gigi Buffon.
Le Président Nasser Al-Khelaïfi avec la légende @gianluigibuffon 🧤#OneOfUs pic.twitter.com/iAE6AdMeQr
— Paris Saint-Germain (@PSG_inside) July 9, 2018