Editoriali

La partita dell’anno

La squadra che piace agli hipster. Nulla di più, nulla di meno: è il Belgio di Roberto Martinez, almeno stando a sentire molti appassionati di calcio. E non è un giudizio che si limita a questa Coppa del Mondo, tutt’altro: già negli anni e nei tornei scorsi si era parlato di squadra semplicemente “alla moda”, composta da giocatori sì interessanti ma incapaci di spostare equilibri ad alti livelli, quando la pressione viene a farsi sentire.

Ci sarà, non lo nego, del vero in questo tipo di giudizio, ma c’è anche tanta esagerazione. Soprattutto se si guarda al cammino belga a Russia 2018: 12 gol realizzati in 4 partite (una media mica male), en plein di vittorie se si prende in considerazione tutto l’arco dei 120′ di lunedì col Giappone. I “risultati utili” consecutivi, come si diceva nel calcio di una volta, fanno ora impressione e il rocambolesco finale della Rostov Arena può testimoniare il salto di qualità della squadra, più che ridimensionarne forza e carattere.

Essere usciti vincitori da una sfida che era sembrata persa, non avere ammainato bandiera, aver tirato fuori classe e tasso tecnico superiore rispetto agli avversari: tutte cose che un mondiale lo possono “girare”. Figurarsi in un torneo come questo, pieno di bucce di banana (chiedere a Germania e Spagna, spappolate da loro stesse e dalla pressione del caso).

Con quel contropiede lì, poi: un inno al football, ingegno e acutezza, come certa letteratura.

Ecco: oggi viene il bello, a partire dalle 20 (ora italiana). Il Brasile di Tite è il peggior cliente possibile, con un Coutinho ispiratissimo, un Firmino coerente con gli acuti della stagione vissuta sotto Jurgen Klopp, un Neymar leader carismatico e trascinatore. Indubbiamente il più talentuoso fra i calciatori rimasti in corsa nella Coppa del Mondo 2018.

Proprio per queste ragioni questa sera dalle 20 ci sarà da divertirsi con quella che si prospetta la partita dell’anno. Almeno per ora.

Vedremo poi chi ridimensionare e come.

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Matteo Portoghese