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Un disastro prevedibile

Ognuno ha quello che si merita e l’Argentina intesa come squadra di calcio non poteva che chiudere il suo Mondiale con un’eliminazione agli ottavi di finale per come è stata gestita negli ultimi quattro anni. Simeone ha parlato di “anarchia totale” dalla fine dei Mondiali del 2014 a oggi e ha ragione. Sabella in Brasile aveva dato equilibrio a una squadra che non era spettacolare, ma almeno era concreta conoscendo i suoi limiti e cercava di fare nel migliore dei modi le cose più semplici. Martino (l’unico capace di dare una parvenza di gioco alla squadra, ma lasciato andare via dopo la sconfitta nella finale della Copa América del 2015 in Cile), Bauza e Sampaoli si sono succeduti poi sulla panchina albiceleste senza ottenere nulla se non confusione tattica. Se con Bauza la situazione sembrava essere precipitata al punto più basso, con l’arrivo di Sampaoli le cose non sono certo migliorate.

La squadra ha faticato durante tutto il girone di qualificazione trovando il pass per la Russia solo grazie alla vittoria contro un Ecuador già eliminato all’ultima giornata e alla contemporaneità sconfitta del Cile sul campo del Brasile. La situazione non è certo migliorata in Russia, vista l’enorme fatica fatta per spingersi fino ali ottavi di finale, raggiunti grazie a un gol di Rojo nei minuti finali contro la Nigeria dopo l’imbarcata presa con la Croazia.

Sampaoli ha colpe enormi per questa disfatta. A partire dalla scelta del portiere: nessun argnetino, tifoso o detto ai lavori, avrebbe scelto nelle prime due partite Caballero al posto di Armani, protagonista di una stagione stratosferica nel River Plate. Irriconoscibile l’allenatore che aveva portato a trionfare la Universidad de Chile e il Cile con un gioco fatto di pressing asfissiante e linee compatte. L’Argentina è esattamente il contrario di questo. Squadra spezzata in due e senza alcun centrocampista in grado di proporre gioco; imbarazzante in tal senso l’inferiorità in questo reparto rispetto per esempio alla Croazia nella partita contro i balcanici.

La formazione poi è sembrata messa li per caso, con giocatori fuori ruolo (per esempio Rojo al posto di Fazio contro l’Islanda come difensore centrale) o schemi improbabili. La verità è che l’Argentina è una squadre mediocre e se Messi gioca male, come contro l’Islanda e la Croazia, nessun altro riesce a fare la differenza. Contro la Croazia a un certo punto era Mascherano a impostare il gioco, il che rende l’idea della crisi argentina. Non esiste cambio di passo, contro l’Islanda Biglia e lo stesso Mascherano andavano a uno all’ora contro i nordici. Se leggiamo le formazioni schierate da Sampaoli nelle prime due partite ci accorgiamo immediatamente di come questa sia una squadra che sarebbe ampiamente fuori dalle prime otto in Russia non fosse per Messi e gli attaccanti. Ma se Messi non gira la squadra è finita. Così è successo contro la Francia, con l’Albiceleste passata addirittura in vantaggio ma quasi per caso. La squadra ha messo tutto il suo orgoglio in campo, ma di un gioco degno di questo nome nessuna traccia neanche contro la formazione francese.

I problemi partono dalla crisi di una Federazione incapace di programmare. Il settore giovanile non è più quello di un tempo, e i risultati in negativo si vedono: per esempio negli ultimi Mondiali Under-20 l’Argentina non ha neanche superato i gironi. Fino a qualche anno fa le selezioni giovanili arrivavano sempre in fondo mentre ora si fa molta più fatica a prudere giocatori. Questo anche perché non ci sono idee “sane”. Tapia, presidente dell’AFA, dopo aver preso Sampaoli aveva detto di voler avviare un processo legato a tutte le squadre per arrivare ai Mondiali del 2022, ma ora tutto sembra in procinto di crollare con l’addio sempre più vicino dell’ex allenatore del Siviglia. Un dato chiarifica molto bene la situazione attuale: l’Argentina ha cambiato dieci allenatori negli ultimi quindici anni, più della Germania in tutta la sua storia.