Home » L’esaltazione del vero calcio

Dedicato agli snobbisti. Il Mondiale è l’ultima competizione che ci è rimasta nel calcio moderno in cui a prevalere è il talento e non il portafogli. Ok, ci sono federazioni più evolute e ricche di altre, ma le Nazionali si costruiscono in base all’eccellenza tecnica e non finanziaria. Così può capitare, ed è capitato, che il Costa Rica abbia battuto l’Italia in passato, Corea del Sud e Messico possano far fuori la Germania, la Croazia asfalti l’Argentina e la Svizzera fermi il Brasile. Se hai talento, puoi vincere, non ci sono petrol-dollari che tengano, non c’è Mino Raiola che decida chi debba giocare dove. Non c’è fair-play finanziario fasullo, ma solo fair-play. Non ci sono proventi dai diritti televisivi da spartire, non si perdono scudetti in albergo. Ogni partita rinvigorisce l’amor patrio attraverso gli inni nazionali, non ci sono cori da discriminazione territoriale, non ultràs che si menino dentro e fuori dal campo. Contano solo i 90 minuti (a volte 120+rigori) e il rettangolo verde, in cui chi è più forte o, al massimo, più fortunato vince. Solo in base al talento, non ai soldi che comprano il talento. Conta solo il calcio, non il calciomercato.

Se Brasile, Italia, Germania, Argentina, Francia, Inghilterra e Spagna dominano l’albo d’oro è perché storicamente sono dotate di maggior talento o lo sanno coltivare. E in questo il calcio italiano può dirsi un’eccellenza, parlano i fatti al di là dell’annus horribilis che abbiamo vissuto. E abbiamo perduto contro avversari piu bravi di noi (la Svezia è nelle migliori 16 del mondo), non con più budget. Perciò, forse, il calcio vero resta questo, godiamoci gli ottavi di finale e speriamo che questo periodo non finisca così in fretta, perché poi, dal 16 luglio prossimo, prima di poter tornare a parlare solo di calcio passeranno altri due anni (Euro 2020) e francamente sono troppi per chi ama o dice di amare veramente questo sport.