Verso Wimbledon – Federer alla prova del nove, Cecchinato per restare tra i grandi
Nello sport è così, inciampi e in un attimo tutti i dubbi covati in silenzio, soffocati da prestazioni e risultati brillanti, inequivocabili, ritrovano respiro. L’alone d’incertezza su Roger Federer, in cerca del 99esimo acuto in carriera e del nono Wimbledon, si è instillato al solo accostamento con la sua ultima immacolata avventura all’All England Club, è coinciso con l’inizio della stagione sull’erba a Stoccarda: dal primo quindici concesso al servizio, passando per prestazioni non esaltanti, arrivando alla finale persa nel suo giardino di Halle contro Borna Ćorić. Per uno come lui non ci sono attenuanti, non valgono i mesi di inattività, non vale il dato statistico di 8 partite vinte su 9 sull’erba, il Re appare zoppicante, nonostante i bookmakers lo diano ancora come super favorito ai Championships.
L’anno scorso il numero 2 del ranking vinse a Wimbledon senza concedere un set; dopo lo scivolone con l’amico Tommy Haas nel match di rientro alla Mercedes Cup, Federer fu praticamente impeccabile. Quest’anno la strategia è stata la stessa della scorsa stagione, saltare gli impegni sulla terra per farsi trovare prontissimo sull’erba. Ma Roger finora non è stato proprio brillantissimo, sia mentalmente che fisicamente, bisogna ammetterlo. In più la concorrenza sembra più accanita quando è partito il count-down per il major inglese. C’è chi si auspica e pronostica un Nadal pronto alla riaffermazione anche in Inghilterra, la scelta di riproporsi direttamente a Wimbledon dopo la vittoria di Parigi è stata determinata da un riposo forzato per le fatiche primaverili, ma non esclude il suo intenso desiderio di essere competitivo. Bisognerà monitorare la sua condizione ma allo stesso tempo certificare una candidatura sempre più prepotente al trono britannico.
Marin Čilić non si presenta da outsider, ma da favorito di eccezione, non solo per il trionfo al Queen’s, ma perché il prossimo slam sembra collocarsi alla fine di un percorso cui manca solo un successo di rilievo per rivelarsi indimenticabile. Lui dice di non pensarci, ma il finalista dello scorso anno sembra aver raggiunto l’apice della forma a 30 anni. Negli ultimi 12 mesi tra lui ed il secondo major della carriera c’è stato solo Roger
Federer: nella finale di Melbourne, Čilić sembrava davvero vicino al traguardo, ma alla fine gli è mancato qualcosa. Un qualcosa che oggi sembra invece avere: devastante con il servizio e il diritto, colpo con il quale comanda il gioco, il croato è migliorato molto con il rovescio: quando trova gli appoggi giusti fa davvero male. Anche sul rosso si è particolarmente distinto: i quarti al Roland Garros, la semifinale di Roma, evidenziano una sua maturazione completa. Potrebbe essere lui il prossimo croato a trionfare dopo la favola di Ivanišević, che nel 2001 fu il primo tennista ad imporsi a Wimbledon con una Wild Card: il suo connazionale ne aveva perse tre di finali prima di aggiudicarsi quella più inaspettata, anche lui a 30 anni, battendo tanti ossi duri, tra cui lo specialista Pat Rafter, in un epico ultimo atto terminato solo al quinto set. Lecito è aspettarsi un buon risultato da Djoković, finalista al Queen’s: il serbo è in crescita, la sua rinascita definitiva potrebbe completarsi proprio a Wimbledon. Non bisognerà creare troppe aspettative invece attorno ad Andy Murray, il britannico lungo degente gioisce per un piccolo passo dopo il calvario annuale, senza però fare voli pindarici. Ad un sorriso, dovuto alla prima vittoria dopo il lungo stop con un Wawrinka il quale sta faticando non poco a trovare condizione e gioco, è subito seguita infatti una caduta contro Kyle Edmund ad Eastbourne. Non dimentichiamoci di Kyrgios e Raonic (sull’erba giocano un’altra partita), e neanche di Borna Ćorić: il giovane croato non sarà tra i favoriti, ma dopo aver battuto Federer a Halle, aggiudicandosi il secondo titolo in carriera, ha dato corpo alle tante buone parole spese su di lui da esperti e colleghi. Colpi e tenuta mentale, il 21enne di Zagabria sembra avere entrambi e non può nascondersi dopo aver interrotto a 20 la striscia positiva di vittorie sull’erba di Federer. Avrà sicuramente il peso sulle spalle di poter disputare un buon torneo. Poi c’è il capitolo sorprese: in molti spereranno nell’exploit di Shapovalov, o, perché no, che il nostro Cecchinato riesca stupire anche sull’erba, dove ha appena vinto il primo match che conta su questa superficie ad Eastbourne.
Re Roger intanto spera nella benevolenza della sorte per evitare nei primi due turni i temibili Khachanov e Tsitsipas. Delpo vorrà dire la sua e potrà avere voce in capitolo. C’è curiosità di vedere come si comporterà Zverev, ma anche Thiem e gli altri cosiddetti “terraioli”, attesi da una prova di maturità sui prati inglesi. I riflettori ovviamente sono tutti sull’elvetico: la luce è già abbagliante, prima ancora che si alzi il sipario sul primo Wimbledon della storia con due campi al coperto, novità che magari potrebbe aiutare l’otto volte campione ai Championship. La pressione è forte, dal primo quindici Roger sarà chiamato a scacciare le critiche scaturite da due settimane che in fin dei conti non sono state proprio negative. Ma lo sport e la vita sono così, più alzi l’asticella, più è difficile mantenersi a certi livelli. Federer è già nella storia, il nono Wimbledon sarebbe solo l’ennesimo motivo per definirlo irraggiungibile. Peccato per lui che un mancino di nome Nadal stia giocando una partita analoga, e quest’anno le loro racchette potrebbero incrociarsi di nuovo sull’erba. L’ultima volta fu il match più avvincente della storia del tennis, 10 anni fa; 10 come il numero perfetto, una coincidenza che preannuncia una congiunzione astrale forse inevitabile.
🔙 at @Wimbledon 🎾 pic.twitter.com/NkavzmjDOO
— Roger Federer (@rogerfederer) 27 giugno 2018