Chapeau, maestro
33 anni a settembre, Luka Modrić è uno di quei calciatori che vorresti clonare.
È semplicemente perfetto: visione di gioco, tecnica sopraffina, carisma.
Un vero leader: lo era nel Tottenham, che gli deve tantissimo, e lo è nel Real Madrid. Così come nella Croazia, della quale indossa i gradi di capitano: avercene, condottieri così.
Luka Modrić’s #WorldCup game by numbers vs. #ARG:
100% take-ons completed (2/2)
100% aerial duels won (3/3)
100% tackles won (2/2)
62 touches
42 passes
3 interceptions
2 chances created
2 shots
1 goalWorld class. pic.twitter.com/pmJP87BYxZ
— Squawka Football (@Squawka) June 21, 2018
Lo 0-3 inflitto dai croati all’Argentina – una fotocopia della nazionale in passato due volte campione iridata – dice per metà delle difficoltà e della crisi de La Albiceleste e per metà di una Croazia semplicemente stratosferica, perfetta. Con interpreti sopraffini (Ivan Rakitić…) e dei leader come Mario Mandžukić. Esperienza, chilometraggio internazionale e poi un’infinita classe, come quella del regista del Real Madrid, semplicemente stratosferico.
Come per l’#isl, anche per la #Cro c’è un dato che forse non è ben chiaro a tutti: è un Paese di 4.1 milioni di abitanti.
Ci sono 7 (sette) regioni italiane più popolose.
Ah: i croati se la cavicchiano discretamente anche in tanti altri sport. #ArgentinaCroazia
— Federico Casotti (@federicocasotti) June 21, 2018
Gli argentini, diciamolo, non ci hanno capito nulla.
E dire che Modrić, qualche anno e qualche torneo fa, lo prendevamo anche un po’ in giro. Folle il paragone con Pirlo, forse perché – all’epoca – il Tottenham era meno glamour di altri club e poi via, mica possiamo riconoscere i meriti altrui e scalzare un maestro.
Che riesca o no a emulare quella del 1998 e della storia semifinale in Francia, la Croazia è già qualificata e tanto, se non tutto, lo deve al suo esponente di punta: Dio lo protegga e l’uomo, al limite, lo cloni per davvero.
Sarà un giorno triste quando smetterà di giocare.