La verità sulla cifra tecnica di un mondiale ancora tutto da decifrare sta nel mezzo di falsità private che affollano il contraddittorio pubblico dopo la prima giornata dei gironi. Le big stentano, le outsiders sbancano: chi non ha divaricato le palpebre al “manrovescio di piede sinistro” del russo Cheryshev all’esordio?
Ronaldo è “in” contro la Spagna: numero 1 e trino (e ancora a segno sul Marocco); Messi è “out”: un inetto dal dischetto contro l’Islanda. Mezze (e sbrigative) verità, che fanno dell’asso portoghese un angelo e del dieci argentino un diavolo.
Il coro è da ‘Divina Pelota’: “Paradiso portoghese, Inferno argentino”. Ma siamo appena nel Limbo… di un mondiale tutto da decifrare.
Mezze falsità, proferite a fin di bene, per raccontare la storia di un gol che viene da lontano. Sergio Aguero, “falso diez” in patria all’Independiente, centravanti nel midollo in Europa, illustra a Mosca le diapositive del cambiamento: controllo orientato su tiro-cross da fuori di Rojo, appropriazione dello spazio in area islandese, sinistro vincente dall’unico corridoio disponibile. Le ultime istantanee chiudono il dibattito: non un falso dieci, un vero nove!
Una mezza verità sta nel mezzo del cammin della carriera di Mertens. Che da trequartista si fa esterno, si traveste poi da punta ma con la “dieci” in sottoveste. La coordinazione nell’uno a zero sul Panama è l’intuizione del genio che gioca a sorprendere, l’istinto del talento che non ha nulla da perdere. Un colpo a effetto che impone un brevetto: non da falso nove ma da vero dieci!
Vero capolavoro nell’esecuzione, per allontanare le false accuse di artista strapagato da un mercato drogato. La conclusione a giro del brasiliano Coutinho, contro la Svizzera, è una carezza data alla sfera dall’intero perimetro dell’interno destro. Il bacio al palo è anche per il pubblico. Di fronte all’arte, paga la clausola e mettila da parte.