Fortunato chi in queste ore sente forte il brivido dell’attesa lungo la schiena. Un mondiale che inizia, le birre con gli amici, il ricordo del rigore di Grosso, quell’abbracciamoci tutti e vogliamoci tanto bene che ha fatto la storia dell’Italia, nel cielo azzurro sopra Berlino. Nostalgia, un magone nello stomaco, un groppo in gola che addio, e noi costretti a raccontare il mondiale degli altri. Fortunato chi lo vive; fortunato anche chi se lo gusta insieme a noi, dai. Però, nessuna attesa spasmodica qui da noi, nessun tipo di brivido, nessun clima partita. Le uniche birre che si alzeranno al cielo, quelle per festeggiare i gol segnati al FantaRussia 2018.
Nella giornata di ieri, a dire il vero, si sono alzate anche coppe di champagne: a Milano hanno incredibilmente trovato la soluzione a quello studio di funzione a più variabili che era l’assegnazione dei diritti tv. Con il ritiro di Mediapro e il fold di Mediaset, Sky e Perform si sono assicurate la Serie A per il prossimo triennio. Ora, senza entrare nel dettaglio delle offerte (anche perché non si sa ancora che tipo di abbonamento* dovrà esser fatto per seguire tutte le gare del campionato) limitiamoci ad affermare che era ora che in Italia arrivassero contenuti sportivi live e on demand. La rivoluzione culturale portata da Netflix, dopotutto, indica fiera la strada che ha tracciato; perché non so voi, ma io sono convinto che nel giro di un decennio la televisione cambierà radicalmente.
Pensateci: dieci anni fa stavamo, più o meno tutti qui in Italia, scoprendo Facebook. MSN Messenger era nel vivo, l’iPhone imperava timido alla sua prima versione, Whatsapp non era neanche stato creato, e se non avevi un blog su MySpace non capivi niente di musica. In un decennio la nostra vita è cambiata in modo radicale: siamo cresciuti con lo sviluppo tecnologico, abbiamo cambiato le nostre abitudini, le cambieremo ancora. Fra dieci anni, il mondo sarà diverso? Sì, sicuro, potete giurarci. Il modo di vivere la TV è cambiato: oggi è addirittura superato l’HD, ci beviamo serie infinite nel giro di due giorni, i “palinsesti” sono qualcosa che solo a pronunciarli ti senti i ciuffi bianchi sulle tempie. Sinceri, dai: sfogliate ancora “Tv sorrisi & canzoni” per scoprire quando va in onda l’ottava stagione di How I Met Your Mother oppure aprite Netflix e ve la guardate? Chi mi dice “la prima” soffre di anacronismo cronico (fidatevi, può diventare preoccupante).
Cambiato il mondo, cambiata la TV, cambiato il modo di guardare anche lo sport. Certo, lo stadio rimane la cosa più bella e affascinante, ma dai, è finita anche la moda delle proteste, del “no al calcio moderno”. Il calcio-in-video è compagnia, aggregazione, è “esserci anche se non è possibile esserci”. Da anni, dopotutto, prendiamo come esempio la Premier League, un campionato che “si sa vendere bene”. Ecco, stiamo provando a venderci bene anche noi, e “venderci” vuol dire ottenere soldi e conseguenti benefici da un prodotto sponsorizzato, impacchettato, e inviato in più case possibili. Certo, siamo ancora lontani anni luce dall’organizzazione d’Oltremanica, ma ci stiamo impegnando, e l’avvento di DAZN è la dimostrazione che questo impegno sta dando i suoi frutti. E sì, entriamoci nel tunnel dei dubbi: l’Italia-media è pronta a scrollarsi di dosso l’idea fantozziana di “partita-in-tv”? Evitando volontariamente il discorso infrastrutture (la banda larga in alcuni centri abitati del centro-sud è considerata ancora leggenda metropolitana), la scommessa della Perform è quella di riuscire a cambiare, grazie prima di tutto a un prezzo competitivo (quello che per esempio non ha del tutto Now-tv, la piattaforma streaming di Murdoch già esistente da un po’ ma dalla concezione diversa: è tutto Sky diviso in pacchetti e venduto su Internet) la concezione di “pallone in televisione”. Un’esperienza positiva funzionante all’estero e da trascinare nei confini storici, rocciosi, a volte bigotti, del Belpaese. Una scommessa da vincere nell’Italia della tradizione e delle abitudini.
Sì, è stata una lunghissima giornata, quella di ieri. I mondiali in tv non ci riguarderanno in modo diretto, purtroppo. Vincerà il Brasile, ne son convinto; ne abbiamo discusso in redazione, e tra colleghi abbiamo parlato a lungo anche dei vantaggi e degli svantaggi derivati e derivabili dall’avvento di DAZN qui da noi. In conclusione, io credo che si tratti di un qualcosa di estremamente positivo e rivoluzionario. È vero che mio nonno, nato nel 1930, difficilmente rinuncerà alla qualità indiscussa del canale 251 di Sky, ormai impresso nel cervelletto, ma questo Perform lo sa, lo ha sempre saputo e tenuto in considerazione. Perform punta non al nonno, magari al nipote, ai suoi amici, che poi lo estenderanno ai papà, che sono quelli che al mattino ti mandano il buongiorno su Whatsapp coi gattini glitter. Già, Whatsapp. Quella roba che tutti abbiamo scaricato, anche mio nonno, e che tutti, 10 anni fa, non avremmo mai pensato potesse sostituire i vecchi messaggi qualche anno prima regalati dalla Summer Card.
*Asterisco per parlare di abbonamenti: con grande probabilità ne dovremo fare due, no? Quello a Sky, che ha due pacchetti, e quello a DAZN, che ha quello che resta. Fidatevi: in giro per il mondo funziona così da anni. Si chiama semplicemente “libera concorrenza”, ed è quella che vi consente, per esempio, di fingere la disdetta con l’operatore telefonico dicendo di passare alla nuova compagnia texana che per 5 euro vi darà minuti illimitati, giga infiniti e chiamate anche sulla luna.
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