Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha accolto il ricorso dell’Organizzazione Nazionale Anti Doping Italia e ha esteso fino a dieci mesi la squalifica per doping alla tennista italiana Sara Errani.
Errani era stata trovata positiva il 16 febbraio 2017, poco dopo gli Australian Open, al Letrozolo, un farmaco usato principalmente per il cancro al seno e presente nalla lista delle sostanze proibite dalla WADA, l’organizzazione mondiale antidoping che ha eseguito i test sui campioni di urine. La tennista aveva dato la sua versione dei fatti spiegando di non aver mai assunto quel farmaco e che il Letrozolo, una delle medicine che prende sua madre, potesse averla contaminata indirettamente attraverso gli alimenti cucinati dalla madre.
La tennista romagnola era stata squalificata per due mesi dalla federazione internazionale di tennis ma la NADO si era successivamente opposta alla squalifica, ritenendolo un provvedimento di entità troppo lieve, presentando un ricorso per l’estensione a dieci mesi. La sentenza del TAS, oltre ad essere inappellabile, costringerà la Errani a restare ferma fino al prossimo febbraio e a pagare una multa di 4.000 franchi svizzeri.
Sara ieri si è sfogata duramente su Twitter: “Sono davvero nauseata da questa vicenda. Non credo sia mai successa una cosa del genere, gestita in questo modo a mio giudizio vergognoso. Sono sette mesi che vivo pensando ed aspettando la sentenza definitiva. Per otto volte mi hanno comunicato una data limite di uscita per poi rinviarla. Otto volte! Senza mai darmi la possibilità di vivere e di giocare con la serenità necessaria per questo sport. Questo aumento di squalifica di otto mesi lo trovo una vergogna. Non ho mai assunto nessuna sostanza dopante in tutta la mia vita, amo troppo questo sport per fare una cosa del genere. Ho sempre cercato di essere un buon esempio, sia dentro che fuori dal campo. Ho vestito e cercato di onorare sempre la maglia azzurra dando tutta me stessa in qualsiasi momento, anche quando lasciare sarebbe stata la cosa più logica e più semplice. Ho dato la mia vita a questo sport e non penso di meritarmi tutto questo. Mi sento impotente davanti a un’ingiustizia così grande. Il Tas ha confermato, per la seconda volta che si è trattato di un’assunzione involontaria, e per di più di una sostanza che non migliora le prestazioni atletico-sportive. Dopo aver già scontato sette mesi tra risultati tolti e periodo di inattività, ed essere ripartita da un ranking di 280, mi aggiungono ora, che ho rialzato sportivamente la testa, altri otto mesi di squalifica. Tutto questo è assurdo! Trovo, in tutta questa vicenda, una profonda ingiustizia e la voglio gridare a testa alta, perché so di non aver più niente da rimproverarmi. Non so se avrò la forza e la voglia di rigiocare a tennis dopo tutto questo”.
Al suo fianco si è schierato Angelo Binaghi, presidente della Federtennis: “Questa sentenza iniqua arrivata sei mesi dopo la data che lo stesso organo giudicante aveva annunciato rappresenta una grave violazione dei diritti dell’atleta, che si è vista privata della serenità necessaria a svolgere la sua professione di tennista ormai da un anno a mezzo, tutto a causa di una sostanza che lo stesso Tas ha valutato come singola ingestione involontaria. Sono convinto che Sara supererà questo momento difficile e la aspettiamo in campo”.