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I non predestinati

In ogni pratica sportiva c’è sempre un predestinato. Un atleta a cui basta meno, rispetto agli altri comuni mortali, per diventare un numero uno. Un predestinato lo riconosci subito. Lo vedi dalla naturalezza con cui compie i suoi gesti sportivi. Eleganti e puntuali, quasi ordinari. Un predestinato è il risultato, quasi irreale, tra talento e genetica. È virtù, prima che allenamento e sudore. Nel passato di esempi ce ne sono stati tanti: nel calcio Maradona faceva dei numeri pazzeschi, pur con un fisico – e un destro – tutt’altro che invidiabile. Ma con il sinistro faceva semplicemente quello che voleva. Potevi sapere anche dove e come ti faceva la finta, ma era imprendibile lo stesso. Lo stesso valeva, che so, per Jordan nel basket: sapevi quali erano i suoi numeri, ma ogni volta trovava il modo di meravigliarti. Anche oggi ci sono campioni che possiedono queste caratteristiche: basti pensare a Messi nel calcio o a Federer nel tennis, due ai quali Madre Natura ha concesso molto più che un semplice regalo di battesimo.

Poi ci sono gli altri campioni. Quelli che sì, sono dotati pure loro di una buona dose di talento. Ma che hanno costruito la loro carriera piano piano, facendo del sudore e della fatica un’arma a loro favore. Atleti che, grazie alla costanza e alla determinazione, sono riusciti a primeggiare ugualmente. Naturalmente di esempi, anche qui, ne potremmo fare tanti. Nel mondo del ciclismo si potrebbe citare il recente vincitore del Giro d’Italia Chris Froome. Un corridore sgraziato nella pedalata, che non ti trasmette le stesse emozioni di un Pantani, ma che è terribilmente efficace. Agli occhi di tutti, però, i due personaggi che incarnano perfettamente questo prototipo di sportivo sono due: Rafael Nadal e Cristiano Ronaldo, freschi vincitori di Roland Garros e Champions League. Sono sempre rimasto affascinato su quale fosse la ricetta di questi due campioni. Come abbiano fatto a migliorarsi così tanto e, soprattutto, a mantenersi, anche superati i trenta. Certamente ci sono aspetti specifici che hanno contribuito – e non poco – al loro stato di conservazione, come una dieta ferrea o una preparazione atletica meticolosa. Ma ciò che mi ha colpito e intrigato di più è stata la loro dedizione, quasi maniacale, ai dettagli.

Quando, nel corso di un’intervista durante il torneo di Parigi Bercy dello scorso anno, chiesero a Nadal quale fosse il segreto del perdurare del suo successo – nonostante gli infortuni – lo spagnolo rispose: “Non è una questione di mentalità, è una questione di passione. Significa alzarsi tutte le mattine e avere le giuste motivazioni per continuare a lavorare. Tutti vogliono vincere durante una competizione, ma un’altra cosa è svegliarsi ogni giorno con la passione e il desiderio di andare sul campo di allenamento. La mentalità vincente è prepararsi nel modo corretto per fare in modo che le grande vittorie arrivino”. Lo stesso discorso vale per CR7, che in una recente chiaccherata con Alessandro Del Piero (nella trasmissione di Sky “I signori del calcio”) ha affermato: “Per mantenersi in forma bisogna fare sacrifici. So che non posso fare quello che facevo quando avevo 20 anni, per questo motivo bisogna cercare il giusto equilibrio ed anche i piccoli dettagli possono fare la differenza. Cerco sempre di restare concentrato, di allenarmi bene. L’età non è un problema, perché sono ancora molto motivato e mi sento ancora molto bene”. 

Nadal e Cristiano Ronaldo sono da sempre oggetto di critiche e polemiche. Chi li denigra ne mette in risalto le differenze di talento con Federer e Messi, con la classica affermazione, che vuole essere ovviamente denigratoria, “sono costruiti”. Non capendo che in realtà, per lo spagnolo e il portoghese, rappresenta una sorta di vanto e non un biasimo. Si sono costruiti quotidianamente, sì, ma nel senso che hanno utilizzato ogni sessione di allenamento per migliorarsi. Senza mai cedere il passo, senza mai pensare di “essere arrivati”. Dinanzi a campioni di questo genere, a mio avviso, non possiamo fare altro che inchinarci e battere convintamente le mani.