Sono un grande nerd dello sport, del calcio come di altri, e mi informo quotidianamente su organi di informazione sportiva. Ciò che ho notato è che di Coppa del Mondo 2018, sui nostri principali media, si parla meno del previsto. Certo, la risposta alla domanda del titolo è presto detta – se ne parla poco perché non c’è l’Italia – ma resta la sensazione di sorpresa: se ne parla davvero molto poco, non me lo sarei aspettato.
Noi, per parte nostra, ci stiamo mettendo d’impegno.
La pagina FB dedicata alla nostra copertura del Mondiale cresce giorno dopo giorno, così come l’affetto, le richieste e la vicinanza dei nostri lettori. Più dei manzoniani venticinque lettori, per un numero che mi auguro e ci auguriamo andrà a crescere partita dopo partita, cronaca dopo cronaca, approfondimenti dopo approfondimento.
Ma, nonostante gli sforzi del nostro come di altri portali, si sente parlare davvero poco di questa Coppa del Mondo. Ed è un gran peccato: i valori tecnici meritano, così come il blasone delle squadre partecipanti, o almeno della maggior parte.
Sì, mi si dirà, non c’è l’Italia. Ma che ci importa, se siamo davvero appassionati di calcio? Guardavamo i mondiali solo per sventolare bandiere, sognando o dando vita a caroselli?
Ci doveva essere dell’altro, c’era dell’altro, ci deve essere dell’altro. Per esempio, l’amore per il gioco. E per la qualità di gare che offriranno al grande pubblico (anche al nostro, con diretta totale in chiaro, a differenza di quanto avvenuto nelle ultime edizioni) i migliori interpreti del pianeta, da Messi a Iniesta, da Kane a Neymar, per non parlare delle stelle tedesche.
Ecco: ci interessa proprio poco perché non ci siamo noi e siamo, da un certo punto di vista, i soliti sciovinisti. Lo sarebbero anche gli altri (forse), a parti invertite, lo ammetto.
Però questi siamo e di noi tocca parlare: possibile che la querelle sui conti del Milan appassioni più delle 32 nazionali migliori del pianeta che fra meno di una settimana si daranno battaglia?
Io non ci credo, noi non ci crediamo.
Anche per questo, non senza fastidio ma con un’inguaribile fede nella forza delle illusioni e dell’ottimismo, vi invito a seguire la Coppa del Mondo e a seguirci su Facebook, Twitter e Instagram.
E pazienza se sventolerà qualche tricolore in meno, non si ricicleranno articoli sulla tripletta di Paolo Rossi al Brasile, non si prenderanno in giro i turisti tedeschi in vacanza in Sardegna: magari, osservando chi ha fatto meglio di noi, torneremo in futuro a brillare.