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Verso Russia 2018 – Le Nazionali partecipanti: Messico

Manca sempre meno al via dei Mondiali di Russia 2018 ed è arrivato il momento di conoscere tutte le 32 protagoniste dell’evento più atteso dell’anno: con due appuntamenti quotidiani, analizzeremo nel dettaglio la storia nei Mondiali, il percorso durante le qualificazioni e le qualità ruolo per ruolo delle Nazionali arrivate alla fase finale del torneo. Oggi tocca al Messico.

PRECEDENTI NEI MONDIALI – Partecipazione numero sedici per il Messico, che non manca la qualificazione dal 1990. Fino al primo Mondiale svolto in casa, nel 1970, El Tricolor aveva sempre perso al primo turno. In quella edizione, invece, raggiunse i quarti, battuta solamente dall’Italia di Valcareggi. E nel 1986, sempre tra le mura amiche, aveva eguagliato il record, venendo estromesso a un passo dalla semifinale dalla Germania Ovest ai calci di rigore. Da Usa ’94 la sua presenza è diventata fissa, come fissa è diventata anche la sua classificazione: i messicani hanno superato il girone eliminatorio, ma si sono fermati sempre un turno successivo, agli ottavi di finale. Nel 2014 a batterla è stata l’Olanda.

IL PERCORSO VERSO RUSSIA 2018 – L’articolato meccanismo della zona CONCACAF ha visto il Messico entrare in gioco nel penultimo girone di qualificazione. I verdi hanno concluso imbattuti il loro raggruppamento – che comprendeva Honduras, Canada ed El Salvador – vincendo cinque partite sulle sei a disposizione. L’ultimo atto (un nuovo gruppo, stavolta composto dalle sei squadre qualificate, ossia Costa Rica, Honduras, Panamá, Stati Uniti e Trinidad & Tobago) li ha visti nuovamente primeggiare. Stavolta una sconfitta è arrivata, contro Honduras, ma a giochi praticamente fatti: la squadra di Osorio era già sicura del pass per Russia ’18 e ha ceduto 3-2 in trasferta.

DIFESA – Il parco portieri è esperto, basti pensare che il più giovane è Ochoa (che è anche il titolare). Davanti a lui c’è un giusto mix di giovani e meno giovani: l’intramontabile ex Barcellona e Hellas Verona Rafael Márquez, 39 anni, sembra partire stavolta dalle retrovie. Spazio quindi ad altre due vecchie conoscenze del calcio nostrano, l’ex romanista Héctor Moreno e Salcedo, in passato alla Fiorentina. Sulle fasce scontata la presenza di Layún, molto probabile quella del promettente Diego Reyes, in forza al Porto.

CENTROCAMPO – In mediana il faro è Guardado, che del Messico è anche il capitano. Il calciatore, che nel passato ha vestito maglie prestigiose (Valencia, PSV, Deportivo La Coruña) e che oggi veste quella del Betis, ha anche un bottino importante dal punto di vista realizzativo: sono 24 i gol messi a segno dal centrocampista. Accanto a lui, molto probabilmente, giostrerà Giovani dos Santos, talento forse mai sbocciato veramente, che un tempo era dei più promettenti della cantera del Barcellona. Senza considerare due punti fermi, Herrera e Fabián. Sulla carta sono questi calciatori a giocarsi il posto nel centrocampo a tre disegnato da Osorio.

ATTACCO – La batteria degli attaccanti è completa ma poggia, naturalmente, sulla classe di Javier Hernández, comunemente chiamato El Chicharito. Come fatto in passato, sarà lui a guidare il reparto offensivo, ma attenzione all’impiego, ai suoi lati, di Carlos Vela e Jesús Manuel Corona. Il primo, ex bimbo prodigio del calcio messicano, sta giocando negli Stati Uniti (a Los Angeles) dopo aver compiuto una discreta carriera in Europa; il secondo nel vecchio continente ci gioca ancora, e più precisamente nel Porto.

IL COMMISSARIO TECNICO – Con un passato da centrocampista, Juan Carlos Osorio è dal 2015 sulla panchina della Nazionale messicana. Colombiano, classe 1961, è al suo primo Mondiale, dato che nel 2014 il commissario tecnico era Miguel Herrera. Da allenatore ha cominciato la sua carriera in patria, nei Millionarios; poi si è trasferito negli Stati Uniti e ha guidato i Chicago Fire e New York Red Bulls (ex Metrostars). Nel 2009 è tornato in Colombia, dove ha allenato l’Once Caldas e l’Atlético Nacional, a parte una piccola parentesi proprio in Messico (con il Puebla). La sua carriera è proseguita in Brasile, più precisamente al San Paolo, prima di essere chiamato dalla Federazione tricolor.

LA STELLA – La stella è El Chicharito Hernández. Attaccante di valore assoluto, a 29 anni ha la possibilità di lasciare la sua impronta sul campionato del mondo. È un attaccante rapido, disinvolto nei movimenti, che vede la porta. Tutte qualità che gli hanno permesso di avere un discreto bottino in Nazionale (48 reti). Ha cominciato nel Guadalajara, dove ha potuto mettersi in mostra per il suo avvento nel calcio europeo. Nel 2010, a suon di milioni, viene acquistato dal Manchester United: alla corte di Ferguson rimane fino al 2014, quando viene ceduto in prestito al Real Madrid. Nonostante non venga impiegato con continuità in Spagna ha saputo farsi apprezzare, ma ciò non gli è bastato per il riscatto da parte dei blancos: così, dopo un fugace ritorno a Manchester, viene prelevato dal Bayer Leverkusen, con cui gioca per due anni. La stagione appena trascorsa lo ha visto vestire la casacca del West Ham.

PUNTI DI DEBOLEZZA – In un girone segnato dalla presenza della Germania occorrerà prestare molta attenzione alle altre due fatiche. La difesa non sembra insuperabile, soprattutto se inserita in un contesto internazionale come il campionato del mondo. Il fatto che sia presente un totem, ma pur sempre 39enne, lascia trasparire un po’ di incertezza nel reparto difensivo. In attacco molto girerà sulla testa dei tre davanti, che quanto a talento non hanno niente da invidiare agli altri. Diciamo che questa edizione rappresenta per il Messico una prova del fuoco e un’occasione propizia per superare finalmente gli ottavi di finale.

FORMAZIONE TIPO – (4-3-3): Ochoa; Reyes, Salcedo, Moreno, Layún; Herrera, Guardado, G. dos Santos (Fabián); Vela, Hernández, Corona.

OBIETTIVI E PROSPETTIVE – Come dicevamo sopra, per il Messico c’è il rischio di saper fare il compitino (passaggio del turno) ma di sciogliersi come neve al sole appena la posta in palio diventa più alta. L’obiettivo primario è comunque il pass per gli ottavi. Anche perché tutto lascia pensare che l’avversario di turno sarà il temibile Brasile di Tite. E in partite come queste El Tri ha dimostrato di saper soffrire il gap tecnico con le formazioni più forti.