Per ora la Francia è inarrivabile, mettiamocelo in testa
Almeno per ora non c’è confronto. Troppo grande il divario tecnico tra la neonata Italia di Roberto Mancini e la Francia di Didier Deschamps. D’altra parte era presumibile. La batosta per la mancata qualificazione al Mondiale è ancora vivida e largamente percepibile. La nostra Nazionale sta vivendo un periodo di profondo rinnovamento, dettato dall’addio della gran parte dei senatori, e sta cercando di ricreare uno zoccolo duro di calciatori che possa perdurare nel tempo. Bisogna capire chi potrà far parte in pianta stabile di questa squadra, quali saranno i leader del futuro. In attesa di cominciare questo percorso, che non sarà scevro da ostacoli, è lecito non avere fretta. È giusto essere critici ma tenendo conto delle attuali differenze tra noi e i Blues.
La prima vera differenza è sotto il piano tecnico. La Francia ha un potenziale enorme, soprattutto in attacco e a centrocampo. Ha tanta qualità, lo si vede dal modo con il quale i calciatori danno del tu al pallone. Certo, a volte possono cadere nel tranello del narcisismo, ma ieri hanno dimostrato di essere anche molto incisivi, oltre che potenzialmente pericolosi. A centrocampo Kanté è il nuovo Makelelé, ma con più qualità. Corre per sei, ma a questo aggiunge ottime doti sul piano tecnico. Le mezzali (ieri sera Pogba e Tolisso, ma non scordiamoci di Matuidi), se sono in serata, posso fare la differenza. Senza parlare poi dell’attacco: colpisce la freschezza e la lucidità con le quali si muovono le tre punte, ma soprattutto la loro maturità agonistica rispetto alla loro età. Se Dembelé e Mbappé, con le loro giocate, riescono quasi a offuscare il talento di Griezmann significa che il potenziale offensivo è davvero mostruoso.
L’altra sostanziale differenza riguarda l’esperienza internazionale. Provate a vedere quali sono le squadre in cui giocano i titolari di Francia e Italia. Basta fare questo semplice esercizio per capire cosa hanno in più i galletti rispetto a noi. Tralasciamo magari la difesa, dove le squadre potrebbero anche equivalersi (anche se a noi mancano come il pane due terzini di spinta come Pavard e soprattutto Hernández). A centrocampo Mancini schierava un calciatore della Roma, uno del Napoli e uno del Crotone; per Deschamps le squadre in campo erano “semplicemente” Manchester United, Chelsea e Bayern Monaco. Per non parlare dell’attacco: il nostro trio, composto da un giocatore del Nizza, uno del Sassuolo e uno della Fiorentina, contrapposto a Atlético Madrid, Paris Saint-Germain e Barcellona.
Il rapporto di disparità è netto e il risultato ne è stata la conseguenza. Ma l’Italia deve ripartire con coraggio, senza troppi confronti con le altre squadre con cui lottava ad armi pari prima e che invece, adesso, sono molto più avanti di noi. Ripartiamo dalle cose positive viste nella partita di ieri. Chiesa ha dimostrato che, pur essendo ancora giovanissimo, può essere una delle colonne di questa Nazionale. In porta Sirigu si è ben comportato, disinnescando in più circostanze le iniziative dei francesi e rimanendo attento per tutta la durata del match. Anche il tanto vituperato Balotelli si è mosso con convinzione, mettendosi al servizio della squadra come mai aveva fatto in passato. Sono solo barlumi di una serata per noi negativa, certo, ma da qualcosa bisogna pur ripartire. Il commissario tecnico azzurro avrà tanto da lavorare, per riportare la Nazionale a competere con le più forti. Il tempo sarà galantuomo e ci dirà se è possibile ridurre questo gap. Intanto, si deve proseguire: a testa bassa e con tanta, tantissima umiltà.
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