Manca sempre meno al via dei Mondiali di Russia 2018 ed è arrivato il momento di conoscere tutte le 32 protagoniste dell’evento più atteso dell’anno: con due appuntamenti quotidiani, analizzeremo nel dettaglio la storia nei Mondiali, il percorso durante le qualificazioni e le qualità ruolo per ruolo delle Nazionali arrivate alla fase finale del torneo. Oggi tocca alla Serbia.
PRECEDENTI NEI MONDIALI – Quando si parla di Serbia, è opportuno fare un piccolo ripasso storico. La Nazionale è considerata dalla FIFA e dall’UEFA l’erede diretta della Jugoslavia unione di Serbia e Montenegro che ha calcato i campi di calcio dal 1992 al 2006 (niente a che vedere, quindi, con la Jugoslavia precedente alla sanguinosa guerra dei primi anni Novanta). Sono quindi tre i Mondiali disputati. A Francia 1998, gli slavi dopo aver passato il girone F con Iran, Germania e Stati Uniti, vennero eliminati negli ottavi dall’Olanda con una rete in pieno recupero di Davids. Non qualificati per Corea & Giappone 2002, la Jugoslavia – presentatasi come Serbia e Montenegro, a Germania 2006 subisce tre sconfitte con Paesi Bassi, Argentina (6-0 per i sudamericani) e Costa d’Avorio. A Sudafrica 2010, la vittoria nel girone eliminatorio per 1-0 contro la Germania non basta per passare il turno. A condannare la Serbia sono i ko con Ghana e Australia. La Serbia allenata da Mihajlović non centrò la qualificazione per Brasile 2014.
IL PERCORSO VERSO RUSSIA 2018 – La Serbia ha staccato il passaporto per i Mondiali Russia 2018 arrivando prima nel gruppo D con 21 punti, frutto di 6 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta con 20 reti fatte e 10 subite. Gli slavi hanno preceduto di due lunghezze l’Irlanda, grazie al successo nello scontro diretto di Dublino dello scorso 5 settembre 2017 per 1-0 con rete di Kolarov. L’unico ko è giunto in Austria il 6 ottobre quando oramai i giochi erano fatti. Dietro alle due nazionali sono poi giunte nell’ordine Galles, Austria, Georgia e Moldova.
LA DIFESA – Retroguardia a 4 per il CT Krstajić. In porta va Stojković e davanti all’estremo difensore del Fulham spazio a una difesa tutta esperienza. A sinistra Kolarov, a destra Rukavina e al centro quella che sulla carta è una delle coppie difensive più forti e più esperte di tutto il Mondiale: Nastasić-Ivanović. Un pacchetto difensivo composto da uomini consapevoli di essere molto probabilmente alla loro ultima occasione in campo internazionale. Dietro a questo quartetto, occhio a Spajć dell’Anderlecht e Rodić della Stella Rossa.
IL CENTROCAMPO – La mediana è sempre il reparto più nevralgico di una squadra. A maggior ragione, nella Serbia, dove in mezzo agiscono due elementi che devono fare da raccordo tra difesa e il quartetto offensivo. Le chiavi del centrocampo sono affidate da Krstajić a Nemanja Matić. Accanto al mediano del Manchester United, il ballottaggio per l’ultimo posto rimanente è tra Milivojević e l’altro Nemanja, Maksimović del Valencia.
L’ATTACCO – Tre giocatori sulla trequarti e un’unica punta, così si schiererà la Serbia. Nel terzetto, l’unico posto sicuro è del laziale (per quanto?) Milinković-Savić, che agirà alle spalle del centravanti, l’attaccante del Fulham Aleksandar Mitrović. Per il resto, i dubbi sono sugli esterni. A sinistra lotta a due tra il torinista Ljajić e l’esterno dell’Amburgo Kostić, sulla fascia opposta se la vedranno Tadić del Southampton e Živković del Benfica. Centravanti di riserva? Aleksandar Prijović del PAOK Salonicco.
IL COMMISSARIO TECNICO – Dopo aver portato la Serbia ai Mondiali, Slavoljub Muslin è stato esonerato il 29 ottobre scorso e al suo posto è stato promosso il vice Mladen Krstajić. 44 anni, ex difensore della Serbia e Montenegro a Germania 2006, ha come unica esperienza l’aver assistito Muslin durante le qualificazioni a Russia 2018. Ha sicuramente il vantaggio di conoscere benissimo il gruppo e di sapere come comportarsi in un Mondiale, ma alla lunga potrebbe pagare la sua inesperienza in panchina.
LA STELLA – Claudio Lotito, presidente della Lazio, ha recentemente dichiarato di avere rinunciato di cederlo per un’offerta di 110 milioni di euro, contando che dopo il Mondiale possa ulteriormente aumentare di valore. Sergej Milinković-Savić è reduce dalla migliore stagione della sua pur giovane carriera, con 48 presenze e 14 reti tra Serie A ed Europa League. Eppure in Nazionale ha giocato solo due amichevoli lo scorso novembre contro Cina e Corea del Sud. Guarda caso dopo l’esonero di Muslin. Non è quindi utopia pensare che il non impiego del laziale sia stata la causa principale del benservito all’ex tecnico. La Federazione serba ha privilegiato il calciatore al commissario tecnico. Non vorremmo essere nei suoi panni se dovesse deludere.
PUNTI DI DEBOLEZZA – La Serbia è una di quelle nazionali che apparentemente non hanno punti deboli, ma tante piccole spade di Damocle. Ne evidenziamo tre. In primis, l’inesperienza del CT Krstajić nel ruolo di allenatore che potrebbe risultare essere decisiva nei momenti topici delle gare. Poi, l’equilibrio tra i reparti che nel girone di qualificazione è apparso essere in qualche occasione decisamente precario. Infine, il rischiare di avere solo la via della ricerca della profondità per andare in rete, trascurando l’ampiezza del gioco sugli esterni, considerando che sulle fasce sia offensive che difensive (Kolarov a parte) vi sono quelle che potrebbero essere le falle del vascello serbo.
FORMAZIONE TIPO (4-2-3-1) – Stojković; Rukavina, Ivanović, Nastasić, Kolarov; Milivojević, Matić; Tadić, Milinković-Savić, Ljajić; A. Mitrović
OBIETTIVI E PROSPETTIVE – La Serbia è inserita nel gruppo E con Brasile, Costa Rica e Svizzera. Dato per scontato il primo posto del girone per il Brasile, la nazionale slava sulla carta dovrebbe giocarsi il secondo posto per gli ottavi contro gli elvetici. Decisivo sarà lo scontro diretto del 22 giugno a Kaliningrad. Nel caso di passaggio di turno, la Serbia con ogni probabilità agli ottavi dovrà vedersela con i Campioni del Mondo uscenti, la Germania. Insomma, un cammino mondiale tutt’altro che semplice per gli uomini di Krstajić.