Qualche giorno fa avevamo lanciato il grido d’allarme sul Brescia calcio femminile, la squadra del Presidente Giuseppe Cesari che in più di trent’anni di passione e di entusiasmo è riuscita a diventare una delle “big” del movimento calcistico femminile italiano e non solo, conquistando 2 Scudetti, 3 Coppe Italia e 4 Supercoppe Italiane e diventando una presenza fissa nella Women’s Champions League. Ora il destino delle Leonesse sembra davvero appeso ad un filo, anche se pare ci sia il lieto fine dietro l’angolo.
Il presidente Giuseppe Cesari, dopo avere lanciato più volte l’allarme, subito dopo la chiusura della stagione in corso ha detto chiaro e tondo che non è più in grado di portare da solo sulle sue spalle gli oneri della squadra e che, vista la solitudine in cui è stato lasciato in questi anni nonostante abbia bussato a tante porte, ha deciso di non iscrivere la squadra alla prossima Serie A Femminile 2018-2019. Una scelta derivata dal fatto che, nonostante la sua società abbia coinvolto negli anni altre società sportiva e realtà finanziare locali, non siano mai arrivati riscontri positivi (e monetari) necessari per la sopravvivenza del Brescia Femminile.
Le sue parole sono state molto chiare: “Senza nuove ingressi non saremo in grado di iscrivere la squadra al prossimo campionato di serie A. Non posso più andare avanti da solo, personalmente ho già tirato la corda anche troppo, occorrono nuovi sostegni economici. Questa società è parte di me e la sola idea di dover alzare bandiera bianca rappresenta una grande sofferenza. Nello stesso tempo ho provato a bussare a diverse porte, coinvolgendo anche personaggi come Cellino, Pasini e Bonometti e arrivando pure alle istituzioni. Devo però dire che ho trovato solo porte chiuse. Sembra che a nessuno interessi salvare un’eccellenza dello sport bresciano. Se non arriverà qualcuno a darmi una mano da solo non riesco ad affrontare un nuovo campionato. Preferisco fermarmi ora che creare danni dopo”.
Il Presidente ha anche parlato del gesto delle calciatrici, disposte ad abbassarsi i propri stipendi (già non molto alti) pur di arrivare ad una quadra, e quello della tifoseria biancoazzurra che ha lanciato l’idea di un’autotassazione: “Sono gesti bellissimi, che confermano il valore del nostro ambiente ma non sono sufficienti a garantire la possibilità di sostenere un altro anno a questa società. Spero di sbagliarmi e di ricevere presto notizie diverse, ma se non ci saranno novità temo proprio che la favola del Brescia femminile sia giunta ai titoli di coda…”.
Ma quanto vale attualmente il Brescia Femminile? Secondo un’ultima stima (fatta da Cesari stesso) si parlerebbe di una spesa intorno agli 300.000 euro annui, quindi un onere non insormontabile per una solida società di Serie A o di Serie B maschile, mentre sono ormai insormontabili le difficoltà da parte di Cesari di gestire una squadra facendo leva esclusivamente sui propri mezzi con la Serie A Femminile che sta diventando sempre più competitiva grazie all’ingresso di nuove società: “Non biasimo gli imprenditori che hanno risposto picche alle mie suppliche di aiuto, in alcuni casi mi sono persino sentito in imbarazzo a chiedere soldi per andare avanti. Io, però, da solo non ce la faccio più: la mia azienda copre metà del budget, è uno sforzo che non posso più caricare sulle mie spalle”.
Quale sarebbe il lieto fine di cui vi parlavo? Nelle ultime ore Cesari ha firmato il preliminare di vendita con il Milan (che scadrebbe il 1 luglio) senza risparmiare critiche all’amministrazione comunale: “Se cedo la società al Milan non è per colpa del sindaco, ma dal Comune mi aspettavo di più”. Intanto il caso Brescia Femminile è diventato terreno di scontro politico, viste le imminenti elezioni amministrative, con i due principali candidati delle due principali coalizioni che in maniera bipartisan dicono di voler contribuire a far restare la squadra in città: “Noi assicureremo una casa al Brescia Femminile al quale è stato negato l’uso del Rigamonti. Con la giunta Paroli avevamo individuato un’area da riqualificare a San Polo, ora faciliteremo una convenzione per recuperare il centro sportivo di San Bartolomeo, che Del Bono voleva alienare a caro prezzo. La squadra potrebbe anche accedere al credito sportivo. Mi impegnerò con le società partecipate del Comune affinché possano dare più contributi alla squadra. Serve un assessore allo Sport, che noi nomineremo, non si può lasciare questioni strategiche nelle mani della società San Filippo”.
Intanto però sappiamo già quale sarà il futuro prossimo del Brescia Femminile se niente si muoverà: “Andremo avanti con il settore giovanile, mentre con la prima squadra ripartiremo dalla C o dalla D”. I tifosi del calcio femminile italiano hanno già vissuto uno strazio simile qualche anno fa con la scomparsa della Torres Femminile, la squadra più forte di tutto il calcio in rosa italiano: non meritano un altro colpo al cuore.