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Giro d’Italia 2018 – L’UCI ora NON metta la ciliegina sulla torta

Foto: Elia Modugno

E così Chris Froome ce l’ha fatta. Il britannico ha conquistato il Giro d’Italia 2018, edizione 101 della Corsa Rosa. E ha così chiuso il cerchio, conquistando una tripletta – Tour 2017, Vuelta 2017, Giro 2018 – che mancava dai tempi di Bernard Hinault (che vinse il Giro e il Tour nel 1982 e la Vuelta nel 1983, con la corsa iberica che prima si correva ad aprile e non tra fine agosto e settembre). E diventando il settimo corridore in assoluto ad aver centrato almeno un successo in tutti e tre i Grandi Giri, entrando in questo club che oltre a lui e al già citato Hinault comprende Anquetil, Merckx, Gimondi, Contador e Nibali.

Una vittoria arrivata grazie a un’impresa che definire leggendaria è dir poco, quella fuga di 80 km iniziata sullo sterrato del Colle delle Finestre e completata sul Sestriere prima e sullo Jafferau poi. Quella fuga sigillata con i minuti di distacco rifilati ai propri avversari e che – non è delitto di lesa maestà scriverlo – ha ricordato ai più il capolavoro di Marco Pantani nella frazione che arrivava a Les Deux Alpes nel Tour 1998. Il Pirata scattò sul Galibier, mandò in crisi Ullrich e gli rifilò 9 minuto, ipotecando quella edizione della Grande Boucle.

Una vittoria bellissima, se non fosse per quella spada di Damocle. Quella positività al salbutamolo riscontrata a Froome durante la scorsa Vuelta e che quindi rende de facto sub judice il successo Rosa dell’inglese della Sky. Alla vigilia della partenza da Gerusalemme, il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni ha affermato di aver avuto rassicurazioni dal presidente dell’UCI, l’Unione Ciclistica Internazionale, Lappartient sul fatto che anche un’eventuale squalifica di Froome non avrebbe compromesso la conquista del Giro. Peccato che appena 24 ore dopo, lo stesso numero uno di Aigle abbia smentito il tutto.

In tutto questo bailamme di incertezze, una cosa è sicura: la lentezza dell’UCI nel prendere una decisione sul britannico. La presunta positività di Froome risale allo scorso settembre, ora siamo a maggio, vale a dire 8 mesi dopo. I brividi attraversano le schiene di tutti gli appassionati di ciclismo al solo pensare di rivivere il caso di Alberto Contador, trionfatore su strada al Giro 2011 ma successo revocato (e passato a tavolino al compianto Michele Scarponi) a causa della squalifica dovuta alla positività al clenbuterolo al Tour 2010. Sarebbe la cancellazione della magia dell’impresa sul Finestre e questo no, il ciclismo non può assolutamente permetterselo. Froome è stato trovato positivo alla Vuelta? Bene, gli si tolga il successo nella corsa spagnola e lo si squalifichi. Ma il Giro – ammettendo la non positività ad alcuna sostanza in nessuna tappa – lasciatelo all’inglese. L’UCI ha già – con la sua lenta inerzia – confezionato una torta avvelenata. Non ci metta pure sopra la ciliegina, neanche il peggior Tafazzi arriverebbe a fare tutto questo.