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Verso Russia 2018 – Le Nazionali partecipanti: Australia

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Manca sempre meno al via dei Mondiali di Russia 2018 ed è arrivato il momento di conoscere tutte le 32 protagoniste dell’evento più atteso dell’anno: con due appuntamenti quotidiani, analizzeremo nel dettaglio la storia nei Mondiali, il percorso durante le qualificazioni e le qualità ruolo per ruolo delle Nazionali arrivate alla fase finale del torneo. Oggi tocca all’Australia.

PRECEDENTI NEI MONDIALI – Storicamente si fa risalire l’esordio internazionale della nazionale australiana al 1922 e al tour in Nuova Zelanda. Da lì in poi la storia del calcio di questo paese è stata segnata da periodi altalenanti, con un professionismo che tardava ad arrivare e uno sport relegato in secondo piano rispetto a Football Australiano, rugby league e rugby, appannaggio soprattutto delle comunità di immigrati europei. La prima qualificazione alla Coppa del Mondo risale al 1974, all’edizione ospitata dall’allora Germania Ovest. Qui arriva il ko 2-0 con la Germania Est ad Amburgo, il netto 0-3 subito dai padroni di casa ma anche lo storico primo pareggio iridato nello 0-0 di Berlino Ovest col Cile. Si trattava di una selezione interamente composta da calciatori militanti nei campionati australiani, con rappresentanti fra gli altri di St George-Budapest, Pan-Hellenic e Marconi Fairfield, espressioni delle comunità di migranti ungheresi, greci e italiani.

Successivamente i Socceroos sperimentano una lunga astinenza mondialecon lo psicodramma della rimonta subita nel doppio spareggio con l’Iran verso Francia 1998 – sino al mondiale del 2006 di nuovo, manco a farlo apposta, in Germania. È l’epoca del professionismo, della A-League ma anche dell’esportazione dei migliori talenti: 11 dei 23 convocati dal ct Guus Hiddink giocano in Inghilterra, su tutti Mark Schwarzer, Mark Viduka e Tim Cahill. Arrivano una storica qualificazione agli ottavi (vittoria su Giappone e pari con la Croazia) e il controverso ko con l’Italia: ancora dalle parti di Brisbane e Sydney si parla del dubbio rigore concesso a Fabio Grosso (Australia’s public enemy No.1). Da lì in poi, pur lontana dal livello dimostrato sul campo nel mondiale tedesco, l’Australia non si ferma più, qualificandosi alle edizioni 2010, 2014 e 2018, con in mezzo la Coppa d’Asia sollevata al cielo nel 2015.

IL PERCORSO VERSO RUSSIA 2018 – Il passaggio dalla confederazione dell’Oceania a quella asiatica ha aperto nuovi mercati e suggestive sfide, su tutti la nuova e mai doma rivalità col Giappone. Ma espone anche i Socceroos a trasferte lunghe, per la gioia di quei calciatori possessori di tessera Millemiglia, meno dei club di appartenenza. Dominato il Gruppo B del 2/o round di qualificazioni AFC (7 vittorie e 1 sconfitta) davanti a Giordania, Kyrgyzstan, TajikistanBangladesh),  l’Australia ha poi faticato nel girone della fase successiva, chiudendo al terzo posto alle spalle di Giappone e Arabia Saudita. Una posizione – figlia soprattutto dei deludenti pareggi a Bangkok con la Thailandia e con l’Iraq sul neutro di Teheran e della difficoltà negli scontri diretti con le big – che l’hanno costretta a passare sotto le forche caudine del 4/o turno (3-3 in aggregate con la Siria) e del CONCACAF–AFC play-off con l’Honduras: dopo il prezioso ma affatto rassicurante 0-0 dell’Estadio Olímpico Metropolitano di San Pedro Sula, il biglietto per la Russia è arrivato grazie al 3-1 di Sydney nella gara di ritorno, davanti a 77mila spettatori. Un’intera nazione (calcistica e non) a sostegno di un gruppo con più fatica del previsto portava a casa il quarto accesso mondiale consecutivo.

DIFESA – Si conferma l’ottima scuola tra i pali: Mathew Ryan, estremo difensore del Brighton & Hove Albion, raccoglie l’eredità di Mark Bosnich e Mark Schwarzer e ha giocato 38 partite su 38 quest’anno in Premier League in una stagione culminata con la salvezza dei Seagulls. Le riserve sono i veterani Danny Vukovic (Genk) e Brad Jones (Feyenoord, ex Liverpool) ma fanno 5 presenze internazionali in 2 e ci sarà da preoccuparsi in caso di infortunio del titolare. Il terzino destro Josh Risdon (Western Sydney Wanderers) è l’unico difensore proveniente dalla A-League; Trent Sainsbury, passato per l’Inter lo scorso anno e ora in forza al Grasshopper, vanta il maggior chilometraggio internazionale (33 p.), seguito da Aziz Behich e Milos Degenek.

CENTROCAMPO – È il reparto più accattivante e meglio attrezzato. Mile Jedinak, ex capitano del Crystal Palace, guida adesso il centrocampo dell’Aston Villa, ha segnato nella semifinale dei playoff di Championship col Middlesbrough e si appresta a guidare nuovamente il centrocampo australiano, fascia al braccio. Buono il materiale attorno a lui, dovrebbe agire in coppia con Luongo, alle spalle del trio di centrocampisti/ali offensivi: ballottaggio Rogic-Irvine, col trequartista del Celtic leggermente favorito, occhio a Kruse, più abituato di Nabbout ai grandi palcoscenici. Mooy, che sta facendo bene con l’Huddersfield, può insidiare il posto di Luongo. Tutto passa dal talento di Mathew Leckie

ATTACCO – Il centravanti è Tomi Juric, classico n.9 della nostra epoca, 191 cm ma anche un discreto dinamico. Tra gli eroi della AFC Champions League portata a casa dai Wanderers nel 2014, è passato al Roda prima e al Lucerna poi ed è il punto di riferimento offensivo dei Socceroos. In rosa anche il veterano Tim Cahill, svincolato dal Millwall al termine della stagione. Robbie Kruse è una garanzia ma il reparto sembra mancare di qualcosa.

IL COMMISSARIO TECNICO – Ci fidiamo di Evan Morgan Grahame, columnist di the Roar, la bibbia sportiva australiana online: Bert van Marwijk è tutto tranne uno che fa esperimenti; rimane fedele alla sua linea, una volta decisa, specialmente nei grandi tornei. Comunque la si veda, trattasi di un grande tecnico, la cui carriera nessuno può mettere in discussione. Nativo di Deventer, ha militato da calciatore in Go Ahead Eagles, AZ Alkmaar, MVV Maastricht e Fortuna Sittard, ha allenato negli anni Feyenoord, Borussia Dortmund, Amburgo e nazionale olandese (2008–2012), prima dell’esperienza alla guida dell’Arabia Saudita. Il paradosso è che a questo mondiale si era qualificato coi Figli del Deserto, salvo rinunciare all’incarico a causa del mancato accordo con la federazione per il contratto. La FFA, costretta agli spareggi proprio dai sauditi, ne ha subito approfittato, affidandogli l’incarico di subentrare ad Ange Postecoglou; lo affianca come vice Mark van Bommel ma sarà Graham Arnold, già ct nel dopo Hiddink e attualmente alla guida del Sydney FC, il suo successore.

LA STELLA – Il cuore dice Cahill, la testa dice Mathew Leckie, splendida ala destra dell’Hertha Berlino. Dopo l’esordio da pro con l’Adelaide United, è in Germania dal 2011 e ha indossato le maglie di Borussia Mönchengladbach, FSV Francoforte e Ingolstadt 04. Ma è nella capitale tedesca che ha trovato la giusta dimensione: 5 i gol in Bundesliga nel 2017-2018, 51 le presenze con la maglia dell’Australia. Può adattarsi anche a destra ed è capace di giocate importanti.

PUNTI DI DEBOLEZZA – Poca l’esperienza internazionale di questa rosa e sicuramente Francia, Danimarca e Perù alzano l’asticella rispetto alle avversarie affrontate dai Socceroos durante le qualificazioni. Jedinak resta un grande leader ma Cahill è obiettivamente al tramonto e vivrà forse un Mondiale più da talismano che da goleador.

FORMAZIONE TIPO – (4-2-3-1): Ryan; Ridson, Sainsbury, Jurman, Behich; Jedinak, Luongo; Leckie, Rogic, Nabbout; Juric.

OBIETTIVI E PROSPETTIVE – L’esordio con la Francia di Pogba e Griezmann sa proprio di Davide contro Golia. Eppure è proprio da un eventuale punto strappato a Kazan che passa parte delle chance di qualificazione di un gruppo dal tasso tecnico inferiore alla maggior parte delle squadre presenti in Russia. Un pari o un ko “a testa alta” coi francesi favoriti del girone porterebbe l’XI di van Marwijk ad affrontare con lo spirito giusto Danimarca-Australia del 21 giugno. Difficile immaginare di ripetere gli ottavi del 2006, ma tutto quel che viene di più è oro colato.