Mancano tre tappe al termine del Giro d’Italia 2018, di cui due decisive con diverse montagne da scalare, e le prospettive, se vogliamo pensare a come i principali protagonisti possano esaltarsi nelle prossime ore, sono delle migliori: se le prime due settimane di corsa ci avevano indicato Simon Yates (Mitchelton-Scott) come “padrone” della Corsa Rosa, la salita di Prato Nevoso ha fatto vacillare le poche certezze che fin qui avevamo avuto.
Eppure la diciottesima tappa, vinta dopo una lunga fuga di Maximilian Schachmann (Quick-Step Floors), non sembrava delle più temibili: dopo diversi chilometri quasi tutti pianeggianti, eccezion fatta per qualche saliscendi, la carovana doveva solo affrontare l’unica salita impegnativa di giornata, quella appunto di Prato Nevoso, una scalata alla pendenza media del 6,9% per una lunghezza di 13900 metri, dunque piuttosto pedalabile. Sull’erta finale, da pronostico, non si prospettavano difficoltà per gli scalatori puri, ma neppure per gente come Tom Dumoulin (Sunweb), che su queste pendenze piuttosto abbordabili si è sempre ben disimpegnato, basti pensare alla tappa di Oropa dello scorso anno vinta proprio dall’olandese e molto simile a quella affrontata ieri.
La sorpresa di giornata è quella che non ti aspetti, nonostante il protagonista sia lo stesso: Yates non è riuscito a rispondere allo scatto di Chris Froome (Team Sky), pagando un dazio di 28” dal keniano bianco, da Dumoulin e dal nostro Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida).
Un cambio di scenario inatteso, dopo diverse prove di forza: il Giro d’Italia è arrivato a un punto di svolta?
Il britannico, in Maglia Rosa da diverse tappe, è chiamato a difendersi nonostante la diciannovesima e la ventesima frazione siano molto complicate: prima ci sono il Colle delle Finestre, Cima Coppi di questa edizione, e lo Jafferau, seguiranno poi Col Tsecore, Col Saint-Pantaléon e la salita verso Cervinia, tutte ascese che, considerando i numerosi chilometri percorsi finora, risulteranno decisive per il podio e la vittoria finale.
Il miglior inseguitore di Yates in classifica generale è Dumoulin: l’olandese è lontano 28” e si è già giocato il jolly della cronometro, nonostante le ultime montagne da scalare non siano il suo terreno ideale proverà comunque a correre all’attacco, evitando clamorosi “fuori giri” consapevole di come gli basti poco per riuscire a centrare il bis alla Corsa Rosa.
Le speranze azzurre passano invece dalle ruote di Pozzovivo ma, nonostante il lucano sia sembrato piuttosto pimpante quando la strada inizia a salire, la sensazione è che il suo obiettivo, più che la vittoria finale, sia il podio, pertanto possiamo pensare che corra più sulla difensiva senza rischiare più di tanto pur di evitare di perdere la sua attuale terza piazza.
Al momento è quarto in classifica generale Froome, uno dei protagonisti tanti attesi ma che per vari motivi non è riuscito a imporsi come usa fare al Tour de France: alcune cadute in Israele, nelle prime tappe, ne hanno minato la condizione, ma più di tutti gli è mancata la squadra e il suo lavoro, difatti nell’unica tappa in cui questa è riuscita a lavorare bene è arrivata la sua vittoria (sullo Zoncolan). Per il britannico è giunto il momento di attaccare se vuole vincere il suo primo Giro d’Italia o quanto meno raggiungere il podio: se i suoi compagni sapranno lavorare bene, i 3’22” di distacco da Yates potranno essere colmati nelle ultime due tappe di alta montagna, e Nibali, dopo quanto fatto nel 2016, ce lo insegna.
Mina vagante, se deciderà di far saltare il banco, può essere, nonostante un discreto distacco, Thibaut Pinot (FDJ), ma anche la lotta per la Maglia Bianca tra Miguel Ángel López (Astana) e Richard Carapaz (Movistar) potrebbe scombussolare quegli equilibri che, seppur consolidati, nelle ultime ore hanno iniziato a vacillare.
E adesso è giunto il momento di fare sul serio: arrivano le ultime grandi montagne, il Giro d’Italia 2018 si decide qui… ne vedremo delle belle…