Sarà perché Osimo, sede d’arrivo dell’11/a tappa del Giro d’Italia 2018, è divenuta prestigiosa proprio in quel periodo ma la classifica della frazione disputatasi ieri sembra rispecchiare pienamente una piramide medievale. Una piramide composta da due principi, due feudatari, diversi vassalli e valvassini, un cavaliere libero e un inaspettato (alla vigilia) servo della gleba.
In cima a tutti, Simon Yates e Tom Dumoulin. Il primo ieri ha dato un altro saggio della sua potenza in salita. Sul muro che ha portato i girini al traguardo, l’inglese della Mitchelton-Scott ha fatto quello che sta facendo da inizio corsa: fare il vuoto appena sotto le ruote della sua bicicletta la strada si impenna. Anche se ieri, il principino inglese alle sue spalle ha avuto il suo “dirimpettaio” olandese: Tom Dumoulin. Il capitano della Sunweb questa volta ha concesso solo 6″ (abbuoni compresi) al suo rivale e ha a sua disposizione il colpo in canna più importante: la crono di Rovereto. Come può Yates disinnescarlo? Solo con una grande prestazione sullo Zoncolan sabato, altrimenti sarà dura impedire il bis di Dumoulin.
Poi, i feudatari: Thibaut Pinot e Domenico Pozzovivo. Sia il francese della Groupama-FDJ che l’italiano della Bahrain-Merida sembrano sempre sul punto di poter tenere le ruote dei due principi, ma fino ad adesso non ci sono mai riusciti. Però, guai a considerarli buoni solo per il terzo gradino del podio.
Come guai a considerare buoni solo per una “top 5” i tre vassalli: Carapaz, López e il nostro Fabio Aru. Il primo è vassallo solo per la sua inesperienza in un Grande Giro ma ha dalla sua il fatto che è stato l’unico finora a staccare Yates in salita, imponendosi a Montevergine, gli altri due non hanno brillato ma stanno dando timidi segnali di risveglio e dalla loro hanno il terreno favorevole (Zoncolan e Finestre su tutti) che ta arrivando.
Il cavaliere libero? Davide Formolo, chi se non lui? Libero perché quella maledetta crisi sull’Etna lo ha allontanato in classifica e quindi lo ha reso più “libero” a gestire le tattiche di corsa e a cercare un successo di tappa che se continuerà ad avere queste gambe sicuramente porterà a casa.
E poi il “servo della gleba”, assolutamente impensabile alla vigilia: Chris Froome. Sarà anche colpa della maledizione Sky al Giro, sarà la tensione psicologica del caso salbutamolo datato Vuelta 2017 ancora da risolvere, sarà la caduta nella crono di Gerusalemme, sarà quel che sarà, ma il quattro volte vincitore del Tour de France sembra non esserci con la testa più che con le gambe. Terreno per rovesciare un destino che appare già scritto c’è, ma le possibilità di un Congresso di Vienna in bicicletta per ristabilire l’Ancien Regime al momento appaiono remote.