Serie C – Ufficiale l’ingresso delle Seconde squadre. Declino definitivo del calcio di “provincia”?
“Vengo anch’io, no tu no”: solo ieri avevamo assistito al balletto di dichiarazioni di Costacurta e Gravina. L’annuncio delle seconde squadre in Serie C e l’immediata smentita, dicendo che le parole dell’ex difensore del Milan erano state travisate.
E ci dicono che si tratta di una riforma della quale il calcio italiano sente l’esigenza per provare a colmare il gap con gli altri movimenti calcistici europei perché consentirà a tanti giovani calciatori di maturare e far crescere la qualità dei nostri campionati e delle Nazionali Azzurre. Infatti, come da comunicato della FIGC, viene ufficializzata l’introduzione delle Seconde squadre dei club di Serie A in Serie C già dalla prossima stagione ed entrerà pienamente a regime dall’annata sportiva successiva.
Ciò avverrà in caso di “vacatio”, ovvero nell’eventualità che non si riesca a raggiungere quota 60 squadre in Terza Serie. Quindi, l’ordine d’integrazione sarà il seguente: una Seconda squadra di Serie A, una società retrocessa dalla Serie C e una società che abbia disputato il Campionato di Interregionale. Ancora, però, i criteri non sono stati definiti ed eventuali graduatorie di ammissione verranno decise successivamente.
Come avviene in altri paesi, la Spagna per esempio, la Seconda squadra potrà al termine del Campionato Serie C essere promossa al Campionato di Serie B e non potrà mai partecipare al medesimo Campionato della prima squadra né ad un Campionato superiore. Mentre, badate bene, in caso di retrocessione della Seconda squadra al Campionato di Serie D, la società di riferimento non potrà iscriversi al Campionato dilettantistico e parteciperà al Campionato di Serie C successivo. Inoltre, le Seconde squadre delle società di Serie A non potranno partecipare alla Coppa Italia Serie A, ma potranno partecipare alla Coppa Italia Serie C.
Detto questo, non riusciamo a trovare il senso di tale riforma o, forse, non vogliamo arrenderci al fatto che il calcio inteso romanticamente sia ormai morto e sepolto. Quel calcio di “provincia” che riempiva gli stadi e faceva innamorare sta in gran parte per scomparire, se non è già scomparso. Avremo squadre in Serie C che non potranno retrocedere, al massimo andare in Serie B e togliere il posto a un’altra compagine di “provincia”. Avremo giocatori che, esattamente come i club di Serie A hanno dato in prestito a club di Serie C, diventeranno vecchi in Terza Serie o Cadetteria: quanti Folorunsho o Cardoselli o Pellini club come Lazio o Juventus lasceranno vita natural durante in club minori? A dire il vero a questi tre il contratto non è stato nemmeno prolungato.
Quale regolarità di campionati garantiscono squadre che tanto più in giù non possono andare? Vogliamo sostituire definitivamente, lentamente e inesorabilmente club che, almeno per chi ha avuto in mano almeno una volta nella vita da bambino l’album Panini, hanno fatto la storia? Oggi ci sono ancora, ma domani Pisa, Monza, Pistoiese, Arezzo, Reggiana, Sambenedettese, Triestina, Vicenza, Cosenza, Casertana, Catanzaro, Reggina (tanto per citarne solo alcune) ci saranno ancora?
Non sarebbe stato meglio tornare alla composizione a due gironi, magari col ritorno della C2 la quale almeno garantiva a centinaia di migliaia di tifosi la presenza negli stadi? Ormai, però, lo scenario si chiude; il dado è tratto fino a quando, magari, non ci si accorgerà che il fallimento del calcio italiano non sia dovuto alla presenza o meno delle seconde squadre di Serie A, ma alla crocifissione dei sogni di provincia.
Infine una riflessione sulle priorità di ripescaggio: non è giusto che chi si è adoperato regolarmente al pagamento di tasse e stipendi, ma retrocesso sul campo, non debba avere la massima priorità di un eventuale ripescaggio. Proprio perché diverse società morose e penalizzate si sono salvate e avranno il diritto a partecipare al prossimo campionato di Serie C. È un segnale sbagliato, sarebbe come dire “bravi” a coloro che hanno barato, costruendo squadre migliori ma non ottemperando ai pagamenti, a discapito di chi è in regola ma retrocesso, senza che venga messo in pole position per un eventuale ripescaggio.