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Giro d’Italia 2018 – Dalla tre giorni israeliana, tutto come previsto. O quasi

Con la 3/a tappa disputata ieri, il Giro d’Italia 2018 ha posto fine alla tre giorni in terra d’Israele che ha visto lo Stato ebraico ospitare la prima partenza in assoluto di un Grande Giro fuori dai confini dell’Europa. Una tre giorni storica, ma che dal punto di vista della corsa non ha espresso sorprese ma ha rispettato del tutto i pronostici della vigilia.

A Gerusalemme, nella crono iniziale di venerdì si attendeva il duello tra Tom Dumoulin e Rohan Dennis per la prima Maglia Rosa e così si è puntualmente verificato con la vittoria dell’olandese della Sunweb per 2″ sull’australiano della BMC. Sebbene poi quest’ultimo l’indomani grazie ai 3″ di abbuono presi a un traguardo volante, abbia ottenuto per 1″ la Maglia Rosa. Nelle tappe con arrivo a Tel Aviv e Eilat, ci si attendevano due volate di gruppo con un chiaro favorito: Elia Viviani. Due volate di gruppo sono arrivate e per due volte a imporsi è stato il veneto della Quick-Step Floors. Due successi netti, senza repliche con gli avversari lasciati a una bicicletta di svantaggio.

Insomma, praticamente tutto come pronosticato. In realtà, non proprio. Due sorprese ci sono state. La prima ha un numero: 37. I secondi di ritardo accumulati nella cronometro di 9,3 km da Chris Froome nei confronti di Tom Dumoulin. Un ritardo figlio sicuramente della caduta accusata dal britannico della Sky nella ricognizione del mattino, ma molto probabilmente i retaggi di tutte le polemiche sulla sua presenza in gara (su Froome pende la spada di Damocle della positività al salbutamolo riscontrata nella scorsa Vuelta) si fanno ancora sentire nelle gambe. E per il quattro volte vincitore del Tour de France sarebbe opportuno che tali retaggi scompaiano nell’aereo che porterà la carovana rosa da Israele alla Sicilia, dove è in programma un altro trittico che si concluderà giovedì sull’Etna.

Un’altra sorpresa è invece stata graditissima. Fin da quando è stata annunciata, vi erano forti dubbi sulla risposta del pubblico israeliano, poco avvezzo alla disciplina delle due ruote senza motore. Invece, sia il villaggio di partenza che quello d’arrivo e sia la maggior parte del percorso ha visto un grande numero di persone rispondere positivamente e festosamente al passaggio dei corridori. Tre giorni che hanno portato una ventata di allegria in Terra Santa. E che speriamo possano aprire una breccia di normalità in questa zona così tanto martoriata dalla storia.