Si riparte da dove ci eravamo fermati. A maggio dello scorso anno Tom Dumoulin salutava il pubblico milanese e festeggiava il suo primo trionfo in una grande corsa a tappe. A distanza di un anno, nella cornice particolare e discussa di Gerusalemme, l’olandese si aggiudica la cronometro e torna a indossare la maglia rosa per la 17/a volta in carriera in barba a tutte le superstizioni.
Le corse contro il tempo sono una specialità di Dumoulin e la maglia iridata indossata quest’oggi dall’olandese è stata ampiamente onorata sulle strade israeliane: arrivo al traguardo della prima tappa con una media di 48.365 km/h per 9.7 km percorsi in 12’.02. Dietro di lui l’australiano Rohan Dennis della BMC, poi il campione europeo Victor Campenaerts. Ampia la soddisfazione al traguardo per il ciclista del Team Sunweb: “È accaduto esattamente tutto quello che volevo: la vittoria e ottenere un buon vantaggio sugli altri contendenti”. La classifica generale gli dà ampiamente ragione. Chris Froome, il rivale numero uno, si trova costretto subito a rincorrere 37’’ di ritardo dalla prima posizione: sul ciclista della Sky ha interferito anche una caduta durante la fase di ricognizione, come se non bastassero le tante provocazioni legate alla sua presenza al Giro e alla sua presunta positività. È andata peggio a Esteban Chaves giunto a 40’’ e al nostro Fabio Aru che ha accusato 50’’. Buona invece la prestazione di Fabio Pozzovivo capace di perdere solo 27’’ e di far registrare lo stesso tempo di uno specialista come Tony Martin. Dopo questi primi km l’ago della bilancia pende saldamente dalla parte dell’olandese in un’edizione che molti considerano dal podio scontato. Sulla carta sembra esserci troppa differenza con i rivali e chi può competere alla pari rischia di rimanere condizionato da fattori esterni alla corsa.
Questo giro si conferma il bersaglio preferito delle critiche, che rischiano di prendere il posto dello spettacolo. Alle ormai celebri polemiche per la scelta della partenza israeliana infatti si sono aggiunte quelle odierne connesse alle tante cadute, registrate prima della partenza e causate secondo gli addetti ai lavori dal poco tempo concesso ai ciclisti per studiare il percorso. A pagare le conseguenze peggiori è stato il bielorusso Kanstancin Siutsou; il recente vincitore del Giro di Croazia purtroppo si è procurato la frattura della terza vertebra e ha dovuto rinunciare a presentarsi alla partenza. La corsa nel frattempo prosegue e domani vedrà all’opera i velocisti lungo i 167 km che dividono Haifa da Tel Aviv. Per l’Italia ci sono ben quattro assi su cui puntare per la vittoria di tappa: Elia Viviani, Niccolo Bonifazio, Sacha Modolo e Giacomo Nizzolo.
LE CLASSIFICHE DEL GIRO D’ITALIA 2018