Home » Il Calcio di Don Andrés

Marco Iacobucci EPP / Shutterstock.com

Si chiude un’era. Andrés Iniesta lascerà il Barcellona al termine della stagione, dopo 22 gloriosi anni di carriera con il Blaugrana tatuato sulla pelle. Per raccontare l’incredibile storia d’amore tra Don Andrés e il club catalano, basterebbe solo dare un’occhiata al ricchissimo Palmarès del centrocampista, che oltre ad essersi laureato otto volte (in arrivo la nona) campione di Spagna, ha conquistato tra i tanti titoli anche la bellezza di 4 Champions League. 

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Un genio del calcio, un professore, un fuoriclasse assoluto. Per Don Andrés gli aggettivi sono finiti da tempo, perché probabilmente l’eleganza con cui riesce a esprimersi nel cuore del rettangolo verde l’avevamo notata in pochissimi altri talenti, o magari per l’innata intelligenza tattica che abbinata alle straordinarie doti tecniche, lo ha fatto diventare ben presto il centrocampista perfetto. Definirlo così sembra quasi un’esagerazione, ma quel tocco di palla e quel modo di far scomparire e riapparire la sfera agli occhi degli avversari, che lo hanno portato ad essere chiamato anche “l’Illusionista“, è così affascinante per l’occhio umano da non poter non essere la perfezione assoluta. Iniesta è l’essenza del calcio, perché oltre ad essere stato il cuore di una macchina perfetta come quella del Barcellona, ne è stato anche il leader silenzioso, in grado di essere il regista di tutti i più grandi film girati sul set del Camp Nou, e allo stesso tempo capace di lasciare grande merito agli attori da lui mandati in scena. L’esempio lampante è quel Pallone D’oro che manca alla sua collezione di trofei e non per suoi demeriti, dato che addirittura France Football ha chiesto ufficialmente perdono, qualche giorno fa, al maestro spagnolo, per avergli negato un riconoscimento più che dovuto.

Nonostante ciò Andrès non si è mai espresso in tono polemico, come non ha d’altronde mai fatto in alcuna circostanza: segno che l’altruismo è una dote che gli è sempre appartenuta, proprio come la pacatezza e quella immensa eleganza. Sarà davvero difficile, per tifosi e appassionati, metabolizzare la fine di una gloriosa epoca di calcio champagne, con il dominio assoluto per più di un decennio di Barcellona e Spagna, che cambiando diversi interpreti hanno comunque continuato a vincere e a produrre spettacolo grazie a un unico comune denominatore. Di sicuro non sarà facile trovare il sostituto di quello che è diventato uno dei centrocampisti più forti della storia del calcio, semplicemente per il fatto che un talento del genere nasce una volta ogni cinquant’anni e non è matematico che ciò accada sempre. A consolarci sarà il fatto di poter ancora contemplare il suo meraviglioso talento in un palcoscenico prestigioso come quello del Mondiale, che lo ha già visto trionfare nel 2010 in uno dei pochi film in cui il regista decise di diventare anche l’attore protagonista nella scena finale.

In attesa della Russia e di sapere se il suo talento è destinato a incantare anche l’estremo Oriente, per Iniesta c’è da omaggiare il suo primo e unico amore a tinte Blaugrana, che si coronerà probabilmente con la vittoria della Liga. Fatto questo, Don Andrés entrerà sul prato del Camp Nou e svestirà la gloriosa numero 8, per indossare un affascinante smoking e salutare il suo popolo. Con la consueta, innata, eleganza.

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