Home » Lugano, la maledizione dei portieri

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Ieri, dopo il fischio finale di Grasshopper  – Lugano, allontanandoci dalla tribuna del Letzigrund, istintivamente abbiamo pensato alla prima regola dei tornei aziendali di calcio, a 11 e a 5, e la mente è tornata al film Amore, bugie e calcetto. Per fare bene, in questo tipo di competizioni, servono uno che la butti dentro, e, soprattutto, un portiere di livello superiore a quello delle altre compagini: con due elementi così, la vittoria è quasi assicurata.

Il Kiassumbua che stiamo vedendo in queste ultime settimane non è quello che si è guadagnato il posto da titolare nella propria nazionale, ma un giocatore in crisi, che sarebbe necessario recuperare mentalmente, e che avrebbe bisogno di un paio di buone prestazioni per tornare al proprio livello. Il problema è che, in questo momento, non sappiamo se ci sia tempo per farlo.

Il Lugano e i portieri, dunque. Dal ritorno nella massima serie dei ticinesi, è sempre stato un tormentone: nessuna squadra della massima serie elvetica ne ha fatti ruotare così tanti, in queste ultime stagioni. Iniziò Zeman, che ereditò Russo dalla gestione Bordoli, e lo avvicendò prima con Valentini, e poi con Salvi, arrivato in prestito dal Basilea nel mercato di riparazione.

Il giovane, con le sue parate, permise ai sottocenerini di salvarsi. Tuttavia, ha sulla coscienza l’uscita scellerata che portò (con il rigore sbagliato da Bottani e una prestazione balbettante di tutto l’undici ticinese) alla sconfitta nella finale di Coppa di Svizzera del 2016. Lo scorso anno, la conferma di Salvi fu invece una delle chiavi della stupenda cavalcata dei bianconeri dalla zona retrocessione al terzo posto.

Il ritorno a Basilea del giovane e promettente estremo difensore vodese portò in riva al Ceresio David Da Costa: già capitano del Novara, portiere dello Zurigo vincitore della coppa di Svizzera, temperamento da leader. Anche lui, però, a causa di un alcune prestazioni interlocutorie, e di un infortunio alla spalla, è stato messo fuori gioco. Ora, Kiassumbua e la fallimentare prestazione di ieri sera, che segue quella insufficiente di Cornaredo con il Thun. Gli avversari dei ticinesi tirano poco in porta: ma ogni volta, è gol. Ieri, nel 100% dei casi.

Abascal, a fine partita, era ovviamente deluso, ma in zona mista ha preferito non parlare del suo estremo difensore: “Non puoi perdere una partita in trasferta dopo aver segnato tre reti. Oggi, forse per la stanchezza e per la tensione, non abbiamo avuto l’approccio giusto, non siamo riusciti a cambiare passo, soprattutto nella prima frazione. Abbiamo fatto degli errori, e siamo stati puniti.”

“Dopo il 3-1 abbiamo fatto 20 minuti buoni, arrivando al pareggio: purtroppo, abbiamo commesso un ultimo errore fatale dietro. Abbiamo giocato 3 partite in una settimana: nella prossima, potremo lavorare bene in allenamento. Non vedo un problema mentale e di atteggiamento, quando una squadra recupera il risultato in questo modo n trasferta. Dobbiamo ritrovare la solidità difensiva di Sion, che ci ha permesso di ottenere una vittoria importante.”

In conclusione, domenica prossima, a Cornaredo contro il San Gallo (ieri sconfitto in casa dal Thun a 2′ dal termine, gol di Gelmi), il pallone peserà come un macigno. Ci vorrà un Lugano concentrato e attento, che riesca, soprattutto, a imprimere alla partita un ritmo diverso, se sarà necessario. Ieri, in certi momenti, è mancata soprattutto la capacità di cambiare passo.

Ovviamente, bisognerà lavorare molto anche sull’aspetto mentale. Fulvio Sulmoni, l’unico che se l’è sentita di parlare coi giornalisti, ieri ha parlato di frustrazione, e della necessità, in settimana, di fare gruppo, senza accusare gli altri degli errori. Poi, c’è il capitolo portiere: Abascal manderà in porta Baumann? Sarebbe il sesto portiere a partire dal primo minuto in tre anni, per scelta tecnica. In Super League, probabilmente, un record.