Editoriali

Lega e diritti tv: il caos del nostro calcio non è finito

Sarebbe stato bello poter parlare di un Napoli che si sta complicando una vita già non troppo facile, di una Juventus che in questo periodo si è dimenticata di come fare la schiacciasassi delle ultime stagioni dopo aver perso quattro punti tra SPAL e Crotone. Ma, soprattutto, di che spot positivo per il nostro calcio potrebbe essere Juventus-Napoli di domenica sera davanti agli occhi di tutto il mondo, non fosse per il fatto che sarà l’unica sfida-titolo a cui assisteremo in questo finale di stagione tra i maggiori campionati europei. In Inghilterra, Francia, Germania e Spagna i conti sono già chiusi da tempo per la questione primati in classifica; in Italia, la lotta è fortunatamente ancora aperta e ora si prepara ad affrontare l’atto forse decisivo.

Peccato che abbiamo lo spot bello e interessante per quest’anno, ma manchi ancora tutto il resto per il futuro: in primis, i programmi e la televisione. Metaforicamente, ma anche realmente, perché a quattro mesi dall’inizio della stagione 2018/2019 la scottante questione relativa ai diritti TV è ancora senza una soluzione e i programmi sul futuro del nostro calcio sono stati finora brevi frasi disconnesse e mattoncini sparsi qua e là, senza una vera e solida costruzione in prospettiva. Sky e Mediaset sono sul piede di guerra per assicurarsi i diritti del campionato appartenenti a Mediapro, mentre la Lega non solo si limita a guardare con passività, ma si prepara a essere nuovamente travolta al proprio interno dalle lotte intestine, in cui l’unica direzione sembra essere ancora una volta la peggiore possibile: il ritorno al caos del pre-commissariamento.

Facciamo il punto della situazione. Negli scorsi giorni, il Tribunale di Milano ha bloccato il bando di Mediapro dopo il ricorso di Sky, con conseguenze molto rischiose in termini di tempistiche: tra la notifica delle motivazioni e l’udienza (con annessa sentenza della camera di consiglio che sarà emessa giorni dopo) davanti alla sezione Imprese del Tribunale di Milano del prossimo 4 maggio, l’impressione generale è che la questione verrà portata avanti fino al termine della stagione. Di sicuro, insomma, c’è solo il fatto che il termine del 21 aprile per presentare le offerte sarà posticipato ulteriormente, rimandando l’inizio delle trattative private, a loro volta piuttosto lunghe. Senza considerare che il 26 aprile è il termine ultimo per la presentazione della fideiussione da 1 miliardo e 200 milioni e il rischio di una nuova proroga è tutt’altro che improbabile. Insomma, il bando rischia seriamente di saltare e dover essere ripetuto e il 19 agosto, data dell’inizio della prossima stagione di Serie A, la copertura televisiva rischia (seppur ancora a una bassa percentuale) di non esserci.

Così, mentre soprattutto Sky spinge per l’esclusiva, l’idea del canale della Lega non è ancora tramontata, pur dividendo profondamente i presidenti dei club. I quali, a loro volta, rischiano ora di far saltare nuovamente il banco, creando ancora più polvere in una situazione già confusa e imprevedibile: la gestione della vicenda diritti tv da parte di Malagò e del suo uomo di fiducia, Gaetano Micciché, ha fatto storcere il naso a molti rappresentanti delle società di Serie A. E ora anche la poltrona di Micciché, eletto nemmeno un mese fa, sta iniziano a traballare pericolosamente proprio a poche ore dall’attesissima riunione di Lega di giovedì: un incontro inizialmente previsto per i bandi della Coppa Italia, ma in cui emergerà senza troppe sorprese anche la questione relativa ai diritti della Serie A per cercare di capire in che direzione si stia andando.

Il modo per far saltare il neo-presidente ha del paradossale, ma è il frutto non casuale della confusione totale con cui si è arrivati alla sua elezione. A partire dal potenziale conflitto d’interesse dovuto all’appartenenza di Micciché al Cda dell’RCS di proprietà di Cairo fino agli stessi metodi di scrutinio: lo statuto prevede lo scrutinio segreto per la scelta del presidente, ma, per favorirne l’elezione, un dirigente (temendo qualche “franco tiratore” tra i colleghi) aveva proposto il voto palese, con cui Micciché aveva ottenuto quell’unanimità che aveva considerato come conditio sine qua non per accettare l’incarico. Le buste, insomma, non sono mai state ufficialmente aperte. Ed è proprio su questo fatto che sta facendo leva chi punta a scaricarlo: presentare una delibera per far aprire le buste e far emergere i potenziali voti contrari. Con la probabile conseguenza di mettere fine al mandato di Micciché ancora prima della completa assunzione della carica (ovvero prima del termine del commissariamento). Riaprendo così una ferita chiusa nemmeno un mese fa e costringendo il CONI a fare nuovamente gli straordinari per ridefinire la dirigenza della Lega proprio mentre si discutono i diritti televisivi.

Lo scontro politico è nell’aria e più passano i mesi, più il futuro del nostro calcio sembra impossibile da delineare. Difficile dire come finirà il braccio di ferro tra Mediapro e Sky-Mediaset o come la Lega ne uscirà dall’ennesima tempesta di questi ultimi mesi. La stagione sta per finire e gli spettatori ancora non sanno dove e come vedranno la prossima Serie A. Ma, per fortuna della Lega, abbiamo ancora un campionato da vivere e la bellezza di quello che si sta vedendo sui campi di calcio ha già creato un alone che nasconde questa situazione preoccupante, rendendola più opaca, invisibile agli occhi dei tifosi.

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Francesco Moria