Una Champions tutta da giocare
Per la prima volta dopo tanti anni, le semifinali di Champions League vedono in corsa 4 club provenienti da 4 differenti nazioni. Ognuna espressione di un campionato di livello simile ma caratteristiche differenti, Roma, Liverpool, Real Madrid e Bayern hanno vissuto e stanno vincendo stagioni una diversa dall’altra. La Champions, obiettivo n. 1 di madridisti e bavaresi a inizio anno e sogno proibito di giallorossi e Reds, rappresenterà d’ora in avanti lo stimolo più importante per tutte e 4, che bene o male i loro obiettivi in patria li hanno già conquistati/dimenticati.
Prima di parlare del sorteggio, che ha accoppiato Liverpool e Roma in un’affascinante remake della finale dell’allora Coppa Campioni del 1984, è bene riservare un plauso immenso alla formazione capitolina, che ha scritto pagine di storia del football tre sere fa all’Olimpico.
Quasi emulata dalla gagliarda e sfortunata Juventus ammirata al Bernabeu, la squadra di Di Francesco ha ribaltato una situazione di punteggio estremamente sfavorevole nell’arco dei 180′, spinta da un pubblico immenso e finalmente unito, dopo anni di contestazioni spesso gratuite nei confronti della presidenza italo-americana. Come ribadito più volte su questo spazio virtuale, l’attuale AS Roma è una società che sta diventando moderna ed “europea”, come modello, e le immagini del 3-0 al Barcellona di Iniesta e Messi resteranno per sempre scolpite nella sua storia. E in quella del calcio italiano.
Juve, lascia stare le polemiche ed esci a testa alta – https://t.co/pQ3li64Q9V
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Adesso occorre dimostrare che quanto visto al ritorno dei quarti non è un fuoco di paglia. Fermo restando che quanto è stato fatto mai verrà cancellato ed è già oro colato, a 2 partite da Kiev sognare non costa nulla. Il sorteggio, in qualche modo, è stato amico: il Liverpool di Jürgen Klopp è stato devastante in Europa ma troppo altalenante in campionato, pur con la top 4 messa in ghiaccio.
Ma c’è anche da dire che proprio l’intero andamento dei quarti di finale rende sterile qualsiasi commento sulle urne fortunate o meno: il Siviglia, che aveva eliminato il blasonato e ricco Manchester United di Mourinho, ha fatto il suo contro il Bayern; i 17 punti di distacco in Premier League tra Manchester City e Liverpool sono spariti nella doppia sfida continentale tra Anfield ed Etihad Stadium; la Juventus, nonostante la beffa finale, s’è tolta lo sfizio di gelare lo stadio più iconico d’Europa; dell’impresa della Roma sul Barça non si parlerà mai abbastanza.
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Non resta quindi che giocarle, le partite. Aver buttato giù il totem Messi può infiammare gli animi del popolo giallorosso ma soprattutto dare all’XI capitolino la definitiva e giusta fiducia nei propri mezzi. Idem dicasi per il Liverpool, altalenante in Inghilterra ma impeccabile negli scontri diretti con le big, in crescita grazie a un allenatore che è un vero maestro, ricco di talento soprattutto dalla cinta in su.
Il tutto mentre Bayern e Real, coi bavaresi favoriti per chi scrive – Jupp Heynckes è un tecnico di cui si parla sempre troppo poco –, si “scanneranno” nel vero big match, nella sfida tra giganti.
Più che giovare a Roma o Liverpool, l’urna di Nyon ha giocato agli appassionati di calcio. Regalando loro una certezza: una underdog andrà in finale e questo basta. Il resto lo diranno i verdetti di Anfield, Olimpico, Allianz Arena e Santiago Bernabéu.