Siamo stati a un passo dall’assistere a due, clamorose, imprese nell’arco di 24 ore per il calcio italiano. Dopo la magica festa durata un’intera notte della città di Roma, anche dalle parti di Torino sembrava essere ormai nell’aria l’odore di vittoria, della rimonta considerata impossibile, in un tempio del calcio come il Santiago Bernabéu e per di più contro quel Real Madrid che aveva già rovinato una volta i sogni bianconeri. Ma il calcio, purtroppo, è uno sport che sa essere crudele, perché il pallone è rotondo per tutti e basta un singolo episodio per distruggere una partita intera e persino una stagione.
Alla Juventus, stavolta, è andata male. Non è bastata una partita giocata con un cuore immenso, con un’intensità che sembrava impossibile da trovare dopo la pesante batosta subita appena una settimana fa davanti al calcio totale del Real Madrid. All’ultimo secondo, con la partita ormai destinata ai supplementari, la stanchezza, la velocità del gioco e il disperato tentativo di salvarsi da un potenziale gol finale hanno giocato un brutto scherzo, portando Benatia a tirare giù in area un Vázquez lasciato da solo a raccogliere il cross di Cristiano Ronaldo. Fischio di Oliver, rigore per i Blancos, il Santiago Bernabéu che esplode di gioia. E i giocatori bianconeri che protestano con tanta veemenza, forse anche troppa da parte del capitano Buffon, costretto a lasciare anticipatamente il campo in quella che potrebbe essere stata la sua ultima gara in Champions League. Troppa la rabbia e il senso di ingiustizia per una fine così amara, dopo una carriera vissuta con il costante sogno della Coppa dei Campioni.
Una grande Juventus in campo che, però, non si è dimostrata dello stesso livello nella gestione del dopo partita. Le polemiche a caldo, con la delusione di veder sfumare il proprio lavoro sul più bello, sono umanamente comprensibili, quelle fuori dal campo no. E se Allegri ha saputo contenere il proprio sentimento mostrandosi ben più diplomatico in conferenza stampa, meno bene si sono comportati Agnelli e Buffon, uomini immagine di questa società, in un coro di proteste vibranti, a tratti persino poco rispettose e offensive. Brutte e inutilmente teatrali le interviste rilasciate soprattuto dall’estremo difensore azzurro, con paragoni (“Era anche impreparato”, “ha la sensibilità di un animale, al posto del cuore hai una pattumiera”) che niente hanno a che fare con un qualsiasi spirito di sportività e di rispetto della figura arbitrale e degli avversari. Le parole di un “eroe” dello sport italiano pesano tanto e possono avere ripercussioni, per quanto involontarie, in ogni ambito del nostro calcio, fino al livello dilettantistico.
Portare il VAR anche in Europa, convincendo un’UEFA fin qui rimasta inflessibile, è una sfida in cui l’Italia dovrà avere la forza e il coraggio di porsi in prima fila, mostrando la via verso un calcio più tecnologico e con meno errori clamorosi. Attaccare l’arbitro per una decisione riconosciuta come corretta quasi all’unanimità (fatto salvo da chi si sofferma su un fermo-immagine che, ovviamente, non può offrire la medesima panoramica di un intervento considerato nella sua interezza) rischia di far passare in secondo piano colpe e meriti dei bianconeri in queste due gare. Dalla cattiva gestione della gara d’andata, in cui sono mancati, oltre a giocatori fondamentali come Benatia e Pjanić, la giusta cattiveria e intensità, alla fantastica prestazione di ieri sera, fatta di umile lavoro e concentrazione, c’è stato un salto di qualità immenso, che ha permesso a un’altra italiana di giocarsela con il ricco e vincente Real Madrid, pieno di campioni di livello mondiale.
Il futuro della Juventus riparte, a testa alta, da questa prestazione. Riparte dal campionato e dalla prossima finale di Coppa Italia, due obiettivi che i bianconeri proveranno a rincorrere con ancora più rabbia, e questa prova di forza diventerà un punto di riferimento per eventuali ricostruzioni o aggiustamenti in estate. Juve, smaltisci la rabbia di una notte quasi perfetta e lascia stare il mondo inesauribile e facile delle polemiche: quelle appartengono a chi non sa accettare il fallimento, la sconfitta, che spesso sono le basi da cui si costruiscono i progetti più vincenti. Dopo ieri sera, questa Juventus può comportarsi ancora da “big” del calcio mondiale.