Zlatan Ibrahimović: è sempre lui al centro del mondo in Svezia
Zlatan Ibrahimović non è mai banale. Più di uno era rimasto perplesso, ricevendo la notizia del suo trasferimento negli USA, al Galaxy di Los Angeles. E invece, l’attaccante svedese ha fatto un botto incredibile: dalle feste di accoglienza dei tifosi statunitensi, sino al debutto nel derby della città californiana contro il Los Angeles FC, dove è stato l’artefice del rovesciamento del risultato da 0-3 a 4-3.
Dal momento che noi ci occupiamo di calcio svedese, non potevamo che andare a vedere le reazioni nel Paese scandinavo dove, da mesi, si discute della questione Zlatan: vale a dire se portare o meno il fuoriclasse in Russia, dopo che l’ex attaccante di Juventus, Milan e Inter, due anni fa, ha annunciato il ritiro dalla Nazionale Blågul.
Janne Andersson, tecnico della Nazionale gialloblù, diventato una specie di eroe nazionale dopo la qualificazione ai mondiali di quest’estate, ai danni degli Azzurri, sta mantenendo un basso profilo su un possibile ritorno di Zlatan in nazionale. In compenso, il neocentravanti dei LA Galaxy, quando può, non perde occasione per dire che dalla Svezia lo cercano, e si informano delle sue condizioni di salute. La cosa, ovviamente, infastidisce non poco Janne, per il quale, secondo Fotbollskanalen, continua a valere il solito discorso: “Lui ha detto che non voleva più giocare in Nazionale. Se ha cambiato idea, ce lo dica, e ne parleremo.”
Nel frattempo, le due sconfitte nei test premondiali con Cile e Romania hanno lasciato il segno, soprattutto tra i tifosi, i quali si chiedono quanto Ibrahimović possa essere utile alla causa. E il centravanti non fa sconti ai propri interlocutori, gettando benzina sul fuoco della polemica: “(Janne) … Dovrebbe concentrarsi sulla squadra, e non su di me. Questo è quello che dovrebbe fare. Se perdi due partite, non concentrarti su di me” sono state le dichiarazioni di Zlatan, dopo gli insoddisfacenti test premondiali della scorsa settimana, secondo quanto riferisce Fotbollskanalen.
Anche uno che non è certamente un amico di Ibrahimović, come Olof Lundh, ha scritto che la situazione odierna non fa che aumentare la pressione sulla Federazione:“Penso che, naturalmente, tutto ciò aumenti enormemente la pressione su Janne Andersson. Se Zlatan continua a esprimersi su questi livelli, è chiaro che saranno in molti a domandarsi il perché non debba andare a giocare i Mondiali con i migliori giocatori svedesi, se avesse voglia di farlo.”
Il nervosismo, nel frattempo, aumenta: domenica, a Östersund, il portiere del Djurgården Isaksson, ex compagno in Nazionale di Ibrahimović, ha mandato a quel paese un giornalista, reo di avergli chiesto cosa pensava della vicenda: “Oggi qua si è giocata una partita di campionato, tra l’altro di ottimo livello. Dovremmo parlare di quello, e non di cosa voglia fare Andersson con Ibrahimović!” (Expressen)
Janne ha invece così commentato il debutto in MLS di Zlatan all’Expressen: “Penso che sia una buona cosa che stia bene, e che abbia segnato. È fantastico ciò che ha fatto. Per me non cambia nulla, ovviamente, a parte che questo discorso sta diventando noioso, visto che devo ogni volta dire le stesse cose. È bello che stia bene e che faccia quelle cose, ma per noi non cambia nulla. È un grande giocatore di calcio che continua la sua carriera in un nuovo campionato. La gente pensi ciò che vuole. Ci sono sicuramente persone che hanno opinioni sul mio lavoro, ma continuerò a fare il meglio che posso, e farlo a come riterrò giusto.”
La realtà è complessa. Di sicuro c’è che Ibrahimović ha voglia di andare in Russia, e la Nazionale ha bisogno di lui, non fosse altro per evitare le polemiche sanguinose in caso di eliminazione (con lui davanti alla televisione) già nella fase a gironi, cosa peraltro possibile, visto il livello delle avversarie. Si è cercato anche di ipotizzare l’impossibilità di convocare l’attaccante per questioni legate a una sua partecipazione azionaria in un’agenzia di scommesse, cosa vietata dalla FIFA, in modo da togliere Andersson dagli imbarazzi. Insomma, l’unica cosa certa, a oggi, è che il dibattito “Ibrahimović si o no” ci terrà ancora compagnia per un pezzo.