Home » Il peso di essere una bandiera

Fonte: Facebook @Andrea Caracciolo

Il termine bandiera nel mondo del calcio dovrebbe essere di valore positivo, sinonimo di attaccamento alla maglia da parte di un giocatore che rinuncia a soldi e altre piazze più blasonate per ribadire il proprio amore per quei colori che indossa da sempre. Ecco, usiamo dovrebbe perchè negli ultimi anni abbiamo visto esempi di grandi giocatori che sul viale del tramonto hanno diviso interi ambienti: da Totti a Del Piero, passando per Maldini, nel suo piccolo, anche Caracciolo a Brescia è al centro di un piccolo caso.

Dopo le parole del presidente Cellino sui dubbi che nutre riguardo al rinnovo dell’attaccante nato a Milano nell’ormai lontano 1981, la tifoseria biancoblu è letteralmente scoppiata a favore del suo idolo: Caracciolo è una sorta di monumento a Brescia e guai a chi lo tocca. A rinforzare l’amore dei bresciani, arrivano anche i numeri e alla matematica non c’è scampo: nonostante a settembre gli anni sulla carta d’identità siano 37, l’airone con il gol messo a segno ieri al Pescara ha raggiunto la doppia cifra per la nona stagione consecutiva all’ombra del Cidneo.

Caracciolo vanta infatti 404 presenze con la V bianca sul petto condite da 176 reti (record della storia del club) e ha già ribadito più volte di non volersi fermare sottolineando il fatto di amare la maglia che indossa. Voluto fortemente da Corioni nel 2001 ha intervallato alcune parentesi (Perugia, Palermo, Sampdoria, Genoa e Novara), prima di tornare per esplodere definitivamente: grazie ai suoi gol la leonessa è tornata in Serie A nel 2010 per poi retrocedere l’anno successivo nonostante le sue 13 timbrature in stagione.

Non guardando troppo al passato, basta analizzare le ultime stagioni del numero nove per farci un’idea del suo apporto alla causa bresciana: 49 gol in quattro campionati sofferti, sempre con l’obiettivo salvezza raggiunto solo nelle ultime giornate. Ma soprattutto obiettivo sempre raggiunto grazie ai suoi gol, ai quali il Brescia si è più volte aggrappato per uscire dalle sabbie mobili in cui era (ed è tutt’ora) sommerso.

In questo campionato il dato è ancora più eloquente: senza le sue reti il Brescia avrebbe nove punti in meno e sarebbe ultimo quasi spacciato senza contare inoltre che Caracciolo ha contribuito non solo segnando, ma anche con un apporto incalcolabile in termine di pressing, salita della squadra e facendo da chioccia a un gruppo giovane, come per esempio con Torregrossa, attaccante del futuro già a quota nove centri in stagione.

La domanda che sorge più spontanea è quindi questa: se lo stipendio non è un problema (Caracciolo è disposto a decurtarsi nuovamente lo stipendio per continuare a giocare nel Brescia), perchè Cellino non vuole far proseguire questa meravigliosa storia d’amore? I tentennamenti non reggono: Presidente, Andrea si merita un altro anno, senza ombra di dubbio, è impensabile un suo addio.

“Ha segnato per noi, l’airone, Andrea Caracciolo”: vi sfido a non sentire i brividi ogni volta che lo speaker del Rigamonti annuncia un suo gol. Queste sono vere emozioni, che fanno bene al calcio. Perchè al cuor non si comanda, e con un Caracciolo così, innamorarsi è d’obbligo.