Le persone che popolano il mondo da sempre si dividono in due categorie: chi si ferma alla copertina e chi invece giudica il contenuto. Una divisione che avviene su tutto. La notizia di oggi della scomparsa a 71 anni di Emiliano Mondonico non fa eccezione. Chi si stoppa al titolo pensa: “La malattia ha vinto“. Chi invece si ferma 5 minuti in più ad analizzare, a riflettere, a meditare, arriva a una conclusione inevitabile: “ma quale sconfitta, oggi semplicemente la partita tra Mondonico e la malattia è finita. E il Mondo l’ha vinta. Per 3-1“.
Una partita che il Baffo di Rivolta d’Adda ha disputato schierandosi alla sua maniera. Con un pragmatico 4-4-2 a coprire tutto il campo, ma con gli uomini giusti al punto giusto. Calciatori schierati nel proprio ruolo senza esperimenti fantasiosi. Così, nel suo match contro quella malattia maledetta, in porta ha potuto contare su Piotti e Marchegiani (scegliete voi chi schierare come titolare), in difesa da destra a sinistra Bruno, Cravero, Annoni e Mussi. A centrocampo Fortunato e Stromberg a fare da frangiflutti, Bonacina e Lentini a macinare chilometri sulle fasce. E il tandem offensivo? Un Mondo di opportunità, partendo da Garlini-Cantarutti per arrivare a Casagrande-Aguilera passando per Pippo Inzaghi (capocannoniere con la sua Atalanta nel 1996/1997 con 24 reti, alla faccia di chi etichettava Mondonico difensivista) in coppia con Mimmo Morfeo. Un undici da sogno. E ci piace immaginare che quell’undici lo abbia aiutato a segnare i primi due gol contro la Bestia (così il Mondo chiamava la malattia) nel gennaio e nel novembre del 2011. La partita è proseguita, ma solo oggi la malattia l’ha provata a riaprire, siglando il gol che ha costretto il Mondo ad abbandonare questa terra. L’istante successivo, però, il tecnico l’ha richiusa. Il nome del marcatore? Tutti noi. Tutti noi appassionati di calcio. Di calcio vero, orgogliosamente descritto come “pallone pane e salame“. Quel calcio dove il posto in squadra lo hanno quelli che riescono a coniugare il talento con il lavoro settimanale negli allenamenti. Quel calcio meritocratico nel vero senso del termine. Quel calcio fatto puramente e semplicemente di passione. Tutti noi ricordando Mondonico abbiamo segnato il gol più importante mai siglato da una sua squadra. Il gol della vittoria nella sua partita più difficile.
Ci dispiace, “cara” malattia, ma oggi sei stata sconfitta. Per 3-1. Guarda Lassù il Mondo come sta festeggiando. E perdoniamolo se non riesce ad alzare le mani in senso di giubilo senza che le stesse siano accompagnate da una sedia…
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