Dodici anni. Tanto è durato il digiuno dell’Italbici alla Milano-Sanremo. Da Filippo Pozzato 2006 allo splendido Vincenzo Nibali 2018 di ieri.
Ventiquattro anni. Tanto è durato il periodo temporale dall’ultima vittoria della Classicissima con spunto in solitaria sul Poggio. Da Giorgio Furlan 1994 al fantastico Vincenzo Nibali 2018 di ieri.
Due semplici dati che però rendono evidente l’impresa compiuta dallo “Squalo dello Stretto”. Nonostante sia tornata da due anni nel tradizionale arrivo di Via Roma (dopo un “trasloco” di sette stagioni presso il Lungomare Italo Calvino) e quindi più “vicina” al Poggio, sfuggire alla volatona generale sembrava essere quasi impossibile. E per rendere concreto questo “quasi” ci voleva solo un intervento “divino”. Già, perché quei 7 chilometri dall’attacco in salita alle braccia alzate sotto il traguardo di via Roma hanno ufficializzato l’ingresso di Vincenzo Nibali nell’Olimpo del ciclismo. Quel ristretto numero di corridori che sono stati capaci di essere fenomenali su ogni terreno e in ogni tipologia di corsa: Grande Giro, corsa a tappe di una settimana, corsa in linea. E, soprattutto, sono stati capaci di emozionare non solo gli appassionati delle due ruote a pedale ma anche chi abitualmente di ciclismo ne mastica poco. Dai Bartali e Magni, ai Gaul e Anquetil fino ad arrivare ai Fignon, Indurain e Pantani. Non ci sono assolutamente dubbi sul fatto che il siciliano della Bahrain-Merida possa essere accostato ai fenomeni del pedale.
Ma sopra l’Olimpo del ciclismo, vi è ancora un livello da scalare: l’Empireo. Il “non plus ultra” del ciclismo, formato da quattro eletti. In rigoroso ordine alfabetico: Fausto Coppi, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Eddy Merckx. Tutti plurivincitori di Grandi Giri e di Classiche Monumento. Proprio come Nibali. Ma con una fondamentale differenza in più: il Campionato del Mondo. Il ciclismo ha tre grandi pietre miliari. Giro, Tour e Vuelta da un lato, Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia dall’altro e la maglia iridata al vertice di questo triangolo ideale. Il bianco con i colori dell’arcobaleno alla vita ha un duplice effetto: o rappresenta il “giorno da leone” di un carneade o rende immortale la carriera di un fuoriclasse. Nibali appartiene a questo secondo aspetto. Domenica 30 settembre, lo “Squalo dello Stretto” ha l’occasione ideale per colmare questo vuoto. Il Mondiale si correrà a Innsbruck in Austria su uno dei circuiti più duri degli ultimi 30 anni. Dove solo un fuoriclasse potrà imporsi. Dovesse Nibali centrare l’obiettivo, le porte dell’Empireo del ciclismo si spalancherebbero. Pronte ad accogliere un ragazzo di Sicilia che si trova a una pedalata dall’immortalità ciclistica.