5 sconfitte consecutive. Anni di discorsi sulla sconfitta onorevole, la testa alta, ecc. E poi? Siamo di nuovo a mani vuote, nonostante il miglioramento a livello di gioco, difesa e disciplina. La Scozia è più completa e più pronta a questi livelli, inutile negarlo: restano razionali quando c’è da cambiare piano partita, compatti il giusto.
Ieri c’eravamo, comunque. Specialmente nella prima frazione: non si vedeva da tantissimo una Nazionale avanti all’intervallo, nel punteggio come nelle statistiche più importanti. È cresciuto il numero dei giocatori prodotti in casa dal movimento italiano, si ricorre sempre meno agli oriundi, a differenza di quanto fatto con la generazione precedente. L’Under 20 ha colto a Bari un’altra vittoria, dimostrando la bontà del lavoro alla base: urgente adesso non disperdere questo materiale, crescere come competitività e adeguatezza al contesto del singolo e del collettivo.
Ma una macchina per andare avanti ha bisogno di entusiasmo, sostegno e carburante e queste cose, diciamocelo, vengono con le vittorie. Quelle della nazionale di test, quelle quando l’Olimpico è pieno: qui siamo mancati ieri, proprio sul più bello. Limitarsi a dire che la panchina è corte sarebbe un errore: le riserve possono adeguarsi e raggiungere i titolari accumulando chilometraggio a questi livelli, nel club come nelle sfide internazionali. L’Italia Emergenti, le varie Under, le franchigie: tutto va programmato e indirizzato verso il grande obiettivo del 6 Nazioni e della Coppa del Mondo, perché non ci s’accontenti di vivacchiare.
Povero capitan Parisse, lasciatemi aggiungere. Ieri ha dato tutto, come sempre. E nel ricambio generazionale, che O’Shea sta attuando e che dà risultati come mentalità e approccio (si spera nel punteggio, presto), ci crede: ecco perché s’è commosso ieri in diretta nel postpartita, perché battere la Scozia avrebbe significato trovare energia positiva e incanalarla nella giusta direzione.
A perdere sempre non ci sta nessuno e la scusa che si gioca sempre contro i più forti basta fino a un certo punto. Ma da qui dobbiamo ripartire: dalla quasi vittoria, dalla voglia di ripartire, dal lavoro che è stato fatto e che si sta facendo. Forza.